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Visitare
il Palazzo Vertemate Franchi significa fare un tuffo in un'atmosfera
cinquecentesca pur mantenendo sempre vivo il contatto con la natura. Il
palazzo si trova all'estremità nord del villaggio di Prosto (frazione di
Piuro: da Chiavenna prendere la strada per il Passo del Maloja, raggiunte
le ultime case di Prosto svoltare a sinistra, proseguire per circa 400
metri, lasciare l'auto al parcheggio del palazzo e proseguire a piedi
verso sinistra lungo il muro perimetrale del giardino fino a quando si
giunge al portone di ingresso) ed è stato costruito nella seconda metà
del 1500 dai fratelli Luigi e Guglielmo Vertemate Franchi. La famiglia
Vertemate Franchi giunge in Valchiavenna al tempo del conflitto tra Como
e Milano, quando nel 1217 Ruggero viene mandato a Piuro per coprire la
carica di podestà. La loro dimora residenziale viene costruita a Piuro e
ha una dimensione pari a 5-8 volte rispetto a quella del Palazzo
Vertemate di Prosto, utilizzato come casa di rappresentanza. I Vertemate
sono infatti una famiglia di commercianti nel settore della pietra ollare
e della seta e utilizzano il palazzo per accogliere gli ospiti più
autorevoli con i quali sono solitamente legati da rapporti di affari. In
questo palazzo vengono spesso organizzate feste e pare che le
prelibatezze, da quelle di tipo gastronomico a quelle di altra natura, la
facciano da padrone.
La storia della costruzione dell'edificio e i nomi degli artisti che
hanno collaborato alla decorazione delle sale non ci sono noti poichè
tutti i documenti relativi a questo periodo venivano conservati nella
dimora di Piuro, distrutta completamente nel 1618, data della storica
frana che ha cancellato interamente l'abitato. Il Palazzo Vertemate si è
miracolosamente salvato da questo disastro grazie alla sua posizione
decentrata e geologicamente più stabile. I membri della famiglia invece
sono quasi tutti rimasti vittime della frana, tranne quelli che si
trovavano all'estero per affari commerciali.
Al complesso si accede tramite un ampio portale che viene aperto ogni ora
dal custode, il quale guida i visitatori per le sale del palazzo. La
strada che conduce all'ingresso era in origine di proprietà comunale e
tutti potevano accedere liberamente ai giardini. Nell'Ottocento viene
eretto l'alto muraglione che circonda il complesso (utile anche perchè
immagazzinava calore e utilizzato per far maturare l'uva trasformata poi
in vino) e anche la strada diventa proprietà dei Vertemate. Subito sulla
sinistra incontriamo una piccola chiesa dedicata a Santa Maria Incoronata
e costruita intorno al 1680 come cappella sepolcrale della famiglia. In
realtà nessun membro venne mai sepolto qui. Alle funzioni religiose
partecipava anche il popolo, da cui però i proprietari si distinguevano
sedendosi nella balconata sopra l'ingresso. Da notare sono lo stemma dei
Vertemate sul pavimento tra le due file di banchi, gli affreschi
raffiguranti San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova e la dedica
sul muro alla sinistra dell'ingresso che spiega come nel 1985, alla morte
dell'ultimo proprietario, l'Ing. Luigi Bonomi, la moglie, Maria Eva Sala,
decide di lasciare la propria abitazione al Comune di Chiavenna.
Davanti all'ingresso del palazzo troviamo la statua di un cane. Secodo la
leggenda questo cane si è trovato per caso a passeggiare per la stradina
e, entrato per sbaglio nell'abitazione, è "rimasto di sasso" dopo aver
visto le meraviglie dei Vertemate. Da quel giorno è si è fermato lì a
fare la guardia al palazzo.
L'edificio presenta una struttura ad U e tra le due brevi ali laterali si
viene a creare una piccola corte che si apre su un castagneto. Sulla
facciata, piuttosto semplice e volutamente non dipinta, si trova il
portale dell'entrata principale che risale al 1577 e sul quale sono
incisi i nomi dei committenti. Le finestre sono distribuite in modo
ordinato secondo multipli di tre sia sulla facciata che sul retro.
In origine il portale non esisteva e il pavimento del corridoio d'accesso
era formato da ciottoli. Qui infatti era possibile entrare anche con i
cavalli. Il soffitto è dipinto con scene mitologiche: Giunone con
l'uccellino dal bel canto, Cerere che simboleggia il denaro e le
ricchezze, Bacco dio del vino e delle orge ed infine una donna con un
evidente simbolo fallico. Sulle pareti vi sono figure che rappresentano
gli elementi naturali, l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco. Queste
figure sono uno dei primi esempi di prospettiva della zona. Il popolo,
osservando questi disegni, si sentiva minacciato da quegli sguardi così
profodi da sembrare veri e così decide di accecare le figure. Ai lati di
quest'ultime troviamo anche delle scritte di nomi che avevano la funzione
di registro.
A sinistra entriamo nella Sala di Giove e Mercurio, ampia e luminosa,
completamente affrescata con allegorie e figure mitologiche. I mobili e i
pavimenti non sono originali ma comunque antichi. Il palazzo è stato per
un certo periodo di tempo abbandonato a se stesso, e questa bellissima
sala è stata utilizzata addirittura come fienile. Le esalazioni del
letame e del fieno, aggiunti all'umidità tipica del piano terra, hanno
reso i colori dei dipinti molto più accesi e forti. Da notare è la
raffigurazione di Marte alla fine della parete di destra, il cui piede e
la cui lancia sembrano ingrandirsi e diventare più minacciosi man mano ci
si avvicina.
A destra (sempre dal corridoio) si accede alla stüa, sala così chiamata
per la grande stufa che troviamo appena entrati sulla sinistra. Essa è in
maiolica, ha un'alta colonna ed è originale dell'area germanica,
probabilmente di Norimberga. Veniva alimentata dalla stanza attigua,
poichè i domestici dovevano evitare di disturbare le riunioni importanti
che si tenevano in questa sala. Essa è chiamata sala delle udienze perchè
qui venivano celebrati i processi (si noti in un angolo la stanzetta
dello scrivano). E' molto particolare perchè presenta il soffitto
affrescato e le pareti in legno. Questo legno è piuttosto resinoso ed è
probabilmente di pino cembro. Sul soffitto vediamo un ciclo di dipinti
che raffigurano il giardino di Diana con le vergini. Giove si innamora
della giovane Callisto e la mette incinta. Callisto si rifiuta di
spogliarsi davanti alle altre fanciulle perchè si vergogna della propria
gravidanza. Giunone, moglie di Giove, per gelosia trasforma Callisto in
un orso dopo che ella ha dato alla luce il proprio figlio. Il bambino,
cresciuto va a caccia e sta per uccidere l'orso, inconsapevole che si
tratta della propria madre. Giove allora interviene e trasforma anche il
figlio in orso. Una nuvola trasporta madre e figlio in cielo. E' così che
viene spiegata la nascita della costellazione dell'Orsa Maggiore e
dell'Orsa Minore. Attigua a questa sala troviamo la sala d'attesa di
Perseo, dove ammiriamo un bel tavolo in scaiola, il marmo dei poveri,
proveniente dall'Emilia. Proseguendo incontriamo la cucina, poi usata
come sala da pranzo, caratterizzata da un grande camino e da pareti molto
scure.
Al primo piano ci immettiamo in un lungo corridoio definito galleria per
i numerosi quadri appesi alle pareti. Sono per lo più ritratti dei membri
di famiglia; famoso è il primo sulla destra, il quale si dice rappresenti
il fantasma del palazzo, conosciuto soprattutto per gli scherzi ai danni
del gentil sesso. Il soffitto delle galleria è caratterizzato da
cassettoni che diventano più piccoli man mano si procede verso la
finestra per creare un senso di profondità.
Accediamo poi alla stanza di Napoleone, interamente rivestita in legno e
risalente al '700. E' così chiamata perchè nella lotta contro i Grigioni
una delegazione di aristocratici chiese l'intervento a Napoleone.
Napoleone, pur concedendo il proprio appoggio, non soggiornò mai nel
palazzo. Il proprietario ha voluto però mantenere questo nome per la
stanza al fine di attirare numerosi ospiti e clienti. A chi gli faceva
notare che Napoleone in realtà non aveva mai soggionato lì, egli spiegava
che in realtà il Napoleone in questione era proprio lui: aveva infatti la
fortuna di chiamarsi Napoleone Brianzi! Il Brianzi, antiquario milanese,
acquista l'intera proprietà nel 1902, e ne cura il restauro e il nuovo
arredo, introducendo pezzi d'epoca provenienti da altre dimore, di cui
pure rimane solo una parte. Da notare in quasta stanza sono la bellissima
stüa, la toilette nell'angolo, la libreria e la cassettiera a specchio.
Nella stanza attigua troviamo sulla sinistra un fine inginocchiatoio con
lo stemma dell'aquila imperiale. I letti del palazzo sono tutti molto
corti. I nobili infatti solevano dormire semisdraiati per prevenire i
tentativi di avvelenamento.
Al secondo piano i locali sono molto più raffinati e anche i soffitti
sono molto più lavorati. Degne di nota sono la camera degli amorini,
utilizzata come guardaroba, la stanza delle arti, dei mestieri e degli
amori, dove ammiriamo mobili del '600, e la stanza delle cariatidi, molto
luminosa, utilizzata comecamera da letto dei proprietari. Da notare è la
cariatide sopra la porta, seduta e compiaciuta, mentre le altre sono
tutte in piedi. Lungo il corridoio troviamo due quadri, uno dirimpetto
all'altro, i quali raffigurano Piuro prima e dopo la frana del 1618. Tali
dipinti, di autori diversi ed entrambi sconosciuti, rappresentano una
testimonianza storica rilevanteper la zona. Ma la vera perla del palazzo
è la stanza dello zodiaco, dove troviamo dipinti i segni zodiacali e
figure umane che rappresentano le varie professioni e i periodi
dell'anno. Il soffitto in legno intagliato è molto profondo e riccamente
decorato. Lungo la parete sinistra ammiriamo il modello di una nave: si
dice che un Vertemate abbia preso parte ai preparativi dei viaggi di
Cristoforo Colombo verso il nuovo mondo, e questa nave ne ricorda la
storia. La stanza, tripudio di barocco, può risultare quasi eccessiva per
l'abbondanza di decorazioni e raffigurazioni. Seguono infine la stanza
del vescovo, dove soggiornava il vescovo durante le sue visite, e la
camera di Carducci, poeta molto stimato nella zona e consciuto per le
poesie dedicate a Madesimo.
Oltre alla villa è possibile visitare i rustici utilizzati per la
lavorazione dei terreni agricoli circostanti, le stalle per il bestiame,
il torchio, la ghiacciaia (che sostituisce il crotto, unica mancanza) e
la casa del custode.
Il complesso ha mantenuto intatta nel tempo la sua struttura originaria,
e anche la bellissima tenuta rispecchia fedelmente l'immagine del
passato. Il giardino a valle si sviluppa su due livelli. In quello più
alto troviamo l'orto e numerose specie di fiori, in quello più basso la
vasta vigna, con la cui uva si è cominciato a produrre un vino bianco dal
sapore raffinato e aristocratico. L'acqua per il mantenimento di questa
zona proveniva da una sorgente a nord e trasportata verso il basso
attraverso uno avanzato sisteme di irrigazione basato su canali che
corrono tutto intorno alle aiuole. Quest'acqua veniva utilizzata anche
per la peschiera situata nel giardina all'italiana nella zona a ovest del
palazzo. Qui troviamo anche una statua di Ercole al centro di una fontana
e tracce di affreschi con temi mitologici (lungo il muro perimetrale).
Nella parte più bassa è da ammirare il bellissimo viale delle rose
circondato da alberi da frutto. Alle spalle del palazzo, verso monte, vi
è invece un vasto castagneto. Il palazzo poteva quindi dirsi
completamente autosufficiente dal punto di vista alimentare.
Dal 1988 il complesso è diventato museo di proprietà del comune di
Chiavenna, il quale si è preoccupato non solo della sua conservazione,
del restauro delle opere lignee interne e dei quadri, ma ha anche offerto
particolare cura alla componente agricola, dando nuova vita al vigneto,
all'orto, al giardino e al frutteto.
Aperto dal 4 giugno al 3 novembre 2002 - Le visite durano un'ora. Da
martedì a venerdì hanno inizio al mattino alle ore 10:00 e alle ore
11:00, al pomeriggio alle ore 14:00, 15:00 e 16:00; il sabato, la
domenica e nei giorni festivi iniziano al mattino alle ore 10:00 e alle
ore 11:00, il pomeriggio alle ore 15:00, 16:00 e 17:00. Giorno di
chiusura: lunedì.
Il biglietto intero costa 4,00 €, ridotto 2,00 € (ragazzi dai 7 ai 15
anni, studenti, ultrasessantenni, soci F.A.I), ingresso gratuito per
bambini da 0 a 6 anni, sconto del 10% a gruppi di almeno 30 persone.
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