|
|||||
|
ValmalencoLa Val Malenco è uno dei bacini più ampi della Provincia di Sondrio, occupando 300 Kmq. Da nord a sud misura 23 Km e da ovest a est circa 22. E’ occupata da tre gruppi montuosi facenti parte delle Alpi Retiche: il Disgrazia a ovest (m. 3678), lo Scalino a est (m. 3323) e il Bernina al centro (m. 4049) con il Roseg (m. 3936) e il Palù (m. 3906). Grandi ghiacciai solcano le pareti di queste montagne; tra i più imponenti i due Scerscen, i due Fellaria e quelli del Disgrazia da cui nasce il torrente Mallero che percorre la valle in tutta la sua lunghezza. Diversi affluenti minori vi si gettano come il Lanterna, l’Antognasco e il Torreggio, provenienti rispettivamente dagli splendidi bacini di Scerscen, Campo Moro, Val di Togno, Arcoglio — Airale. Per quanto riguarda la vegetazione, la bassa valle è interessata da boschi di latifoglie, tra cui tigli, castagni e frassini; nella fascia centrale al larice si accompagna il Maggiociondolo; le conifere dominano il resto della montagna fino ai due mila metri, interrotte da boscaglie di ontano, pino mugo e rododendro. Erbe pregiate e rare come l’Achillea Muscata e il Genepì, popolano a queste titleezze le pietraie e le morene, dove sono finalmente tornate a padroneggiare le marmotte, gli ermellini e la stupenda aquila reale. La Val Malenco rappresentò sopratutto una via di comunicazione ausiliaria dentro la vasta Rezia, potenziata durante il periodo della dominazione grigione in Valtellina (dal XVI sec. alla fine del XVII sec.) che ne fece una sorta di via "del vino" (di cui restano ampie tracce residue nella valle!). Con il ‘900 la Valmalenco cominciò a legare la sua importanza al turismo residenziale estivo e oggi anche agli splendidi campi di sci invernali... ma sopratutto la sua storia venne a fondersi con la storia stessa dell’alpinismo con le prime grandi ascensioni di fine secolo le famose guide Schenatti di Chiesa, Scilironi di Spriana e la costruzione di prestigiosi rifugi come la Marinelli (1880) e la Capanna di Corna Rossa (oggi Capanna Desio). Attività tradizionali che da secoli vengono svolte nella valle sono la lavorazione della pietra e l’agricoltura. E’ interessantissimo vedere i vecchi torni con i quali si lavorava e si lavora tutt’oggi "la pietra ollare" dalla quale si ottengono i "lavec", ottime pentole per cucinare arrosti, carne in umido, salmì..., oppure visitare le antiche cave di "ardesia" che forniscono le sottilissime tegole che ricoprono tutti i tetti della valle. L’agricoltura poi, segue ancora i metodi tradizionali per la lavorazione del latte che viene fatta esclusivamente a mano. Tutto questo porta alla conservazione degli antichi attrezzi e alla produzione di ottimo formaggio e burro.
|
||||