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Dalla Storia

 

   

La Torre del Signame, detta anche di Panperduto a ricordo forse di qualche lungo assedio, sorge fra Gordona e Samolaco su uno sperone roccioso a 655 metri di quota. Nel sistema di fortificazioni medievali della Valchiavenna la torre è fra le più antiche, in quanto risale al IX secolo. Ci si è chiesti perché non sia stata demolita, come altre fortificazioni analoghe: probabilmente non se ne sentì la necessità, perché ormai aveva perso la sua funzione strategica, essendo rimasta l'unico segno di una civiltà ormai tramontata. Sarebbe comunque crollata sotto l'azione impietosa delle intemperie, se un recentissimo intervento di restauro (1999) non l'avesse restituita ad una condizione di stabilità strutturale e fiera bellezza.
Particolare è la sua struttura quadrata caratterizzata da muri "a sacco", composti cioè da due muri paralleli riempiti interamente con materiali di scarto e malta di calce (vedi foto sotto). Trattandosi di una struttura eretta a esclusivo uso difensivo non presenta grandi aperture ma solo fori funzionali all'avvistamento. E' quindi priva anche dell'entrata sopraelevata, caratteristica delle costruzioni dell'epoca; l'accesso al suo interno avveniva quindi direttamente dalla sommità della torre stessa tramite l'utilizzo di una scala di legno.
Testimone di tante vicende del passato, fu proprio anche grazie alla sua presenza che, attraverso l'uso di bandiere e segnali di fumo tra le varie torri di avvistamento presenti nella zona, certe notizie potessero coprire anche il tragitto Chiavenna - Milano. La sua funzione di segnalazione è infatti evidente, data la collocazione che le permette di dominare visivamente l'intera piana della Valchiavenna, valle che per secoli, soprattutto nel Medioevo, è stata una chiave di fondamentale importanza nelle comunicazioni fra Italia settentrionale e mondo germanico (del resto Chiavenna deriva dal latino clavis, che significa, appunto, chiave).
Vediamo come arrivarci. Entrando in Valchiavenna, incontriamo i comuni di Verceia e di Novate Mezzola. A Novate prestiamo attenzione ad una deviazione per Samolaco che inizia proprio ad uno stretto sottopassaggio della ferrovia. Esso ci immette sulla provinciale e, dopo circa 7 chilometri di strada, raggiungiamo San Pietro (frazione di Samolaco, m.250). Dobbiamo entrare in paese e dirigerci verso destra, valicare su un ponte il torrente Mengasca e raggiungere le case di Ronscione, dove la strada asfaltatata termina. Lasciata qui l'automobile, non ci restache incamminarci seguendo le abbondanti indicazioni (di un cartello prima, di numerosi segnavia rosso-bianco-rossi poi) per la Torre del Signame. Giunti ad un bivio, possiamo scegliere: se prendiamo a destra, ci toccherà un tratto un po' faticoso su rocce in qualche punto esposte. Il percorso di sinistra è più tranquillo, e ci fa passare anche attraverso antichi insediamenti che sorgono qua e là sul tragitto come ad esempio la "Casa Pipéta", caratterizzata da otto locali ricavati interamente sotto un'enorme "piòta" o lastra di pietra, e la località Bordello, dove possiamo ammirare un antico torchio simbolo di un'antica tradizione vinicola purtroppo ormai da tempo scomparsa. Poi i due tracciati si ricongiungono e, dopo un ultimo sforzo, raggiungiamo la cima del severo sperone roccioso dove svetta la Torre, che è nel territorio del comune di Gordona. La salita richiede dai 40 ai 60 minuti, e comporta un dislivello di circa 340 metri.
A Mese, località adiacente Gordona, merita una breve visita anche il Castello dei Peverelli (o castello Piperellum) del 1190; sempre restando in tema di passato non può mancare una visita alla testimonianza più antica di tutta la Valtellina: il tempietto di San Fedelino, nei pressi del lago di Novate.