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Val Chiavenna

 

   

Passando per la statale del Maloja, pochi chilometri dopo Chiavenna, ci capiterà senz’altro di rallentare per ammirare sulla sinistra le splendide cascate gemelle dell’Acqua Fraggia. Non tutti notano però quel campanile e quel borgo abbarbicato lassù oltre le cascate: Savogno.

Non ci sono strade per arrivarci ma diversi sentieri. Ne descriveremo, qui di seguito, alcuni tra i più noti e frequentati:

- da Borgonovo di Piuro (m. 403): ore 1.10 mulattiera a gradini. Dal parcheggio posto ai piedi delle cascate seguiamo verso destra il sentiero che conduce alla frazione di Sarlone ove troviamo sulla sinistra, seguendo le indicazioni, l’imbocco della mulattiera per Savogno. Si tratta di un percorso ampio, gradinato e a pendenza costante. Circondati dapprima da ciliegi, che più avanti lasceranno il posto ai castagni; iniziamo la nostra salita. Ora non voglio spaventarvi; ma i gradini sono 2886. Provate a contarli! Giunti in località Stalle Ronchi una sosta s’impone. Osserviamo la caratteristica fontana a tre vasche scavate nella pietra e poi, con una piccola deviazione, raggiungiamo una casa interamente in pietra, diversa dalle altre. Qui è custodito un torchio per l’uva, risalente al 1706 e dotato di un braccio di legno lungo ben 12 metri. Ripreso il cammino, proseguiamo fino ad arrivare al muro antistante la chiesa di Savogno. Piegando a sinistra troviamo il rifugio.

- da S. Abbondio di Piuro (m. 431): ore 1.10 sentiero B 31 A S. Abbondio, piccola frazione nei pressi delle cascate, ci dirigiamo verso la chiesina. Qua, volendo, possiamo visitare il museo che conserva i reperti dell’antica Piuro, sepolta sotto cumuli di sassi franati dalla montagna nel 1618. Ripreso il percorso, dopo alcuni tornanti giungiamo ad uno spiazzo ove termina la stradina e parcheggiamo l’auto. Qui inizia la mulattiera che, costeggiando il torrente, si addentra nella Val Crana, passando in un bel bosco d’ippocastani. Dopo una svolta a destra arriviamo al seicentesco crotto Canoa ove possiamo ammirare i caratteristici 14 tavoli in pietra con relative panche. Ripreso il cammino, proseguiamo nel bosco e, oltrepassata una cappelletta, risaliamo verso destra la valle dell’Acqua Fraggia. Superato un ponte e passati sull’altro versante continuiamo fino ad immetterci sulla mulattiera a gradini descritta nel precedente itinerario e la seguiamo fino alla meta.


- da Villa di Chiavenna (m. 630): ore 1.20 sentiero B 23 Dopo aver oltrepassato la Casa Comunale nel centro di Villa, troviamo sulla sinistra una cappelletta al cui fianco inizia la mulattiera perSavogno (segnavia manina con l’indice puntato). Dopo un primo tratto la mulattiera s’innesta su una sterrata che seguiamo verso sinistra fino al campo sportivo e ai crotti di Motta. Da qui possiamo proseguire per la stessa via o, in titleernativa, riprendere la mulattiera che la fiancheggia sulla sinistra passando tra muretti a secco e vecchi cascinali. Più avanti i due itinerari si riuniscono e proseguiamo sulla sterrata fino ad un bivio ove prendiamo a destra. Poco oltre ritroviamo il sentiero. Saliamo nel bosco di betulle e castagni, titleernando tratti quasi in piano ad alcuni decisi strappetti. Nei punti in cui il percorso si fa più ripido la mulattiera è ben gradinata e si può procedere senza difficoltà alcuna. Più avanti passiamo n una zona in cui troviamo dei grossi massi, caduti da tempo e attorniati dagli alberi. Sulla sinistra incontriamo il sentiero B 24 che sale da S. Croce. Infine passata una cappelletta votiva dedicata al Sacro Cuore, in leggera discesa, giungiamo a Savogno. Attraversato tutto l’abitato, perveniamo al rifugio.

Giunti alla meta, dopo una sosta ristoratrice presso il rifugio, è opportuno vagare un po’ per quelle strette viuzze tra vecchie case ormai quasi tutte disabitate. Potremo cominciare dalla chiesa, di fronte alla quale un busto bronzeo ci ricorda che qui fu curato don Luigi Guanella. Dopo aver ammirato lo splendido panorama sulla sottostante Piuro e sulla valle Aurosina di fronte a noi, riprendiamo a camminare tra i vicoli rendendoci conto di quanto doveva essere genuina ma faticosa la vita quassù. Il nostro viaggio indietro nel tempo può proseguire fino a Dasile (m. 1032), venti minuti più a monte. Qui le case sono più modeste ma tutto è così in ordine che sembra che il borgo sia stato abbandonato non dagli anni sessanta ma da pochi giorni.