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Per
raggiungere il rifugio Carlo Emilio è necessario seguire il percorso che
costituisce la prima tappa del "Trekking Valle Spluga". La partenza a
piedi è fissata appena dopo aver oltrepassato Olmo, e prima di S.Bernardo,
un piccolo abitato raggiungibile in automobile tramite una strada
asfaltatata che si stacca sulla sinistra nei pressi di S.Giacomo Filippo (m.522),
a 3 km da Chiavenna, lungo la Strada Statale n.36 dello Spluga. Dopo
circa 8 km di ripida salita, incontriamo, sulla sinistra un ampio
parcheggio nei pressi dell'edificio di una centrale idroelettrica. Qui
lasciamo l'auto e cominciamo la nostra escursione; per gli amanti dei
numeri siamo ad un'titleezza di m. 1070.
Il sentiero, costeggiando il lato destro della centrale, sale subito
ripidissimo, quasi a spezzare il fiato all'escursionista; passa poi un
ponte sotto il quale corre il canale che proviene dalla diga; quindi,
dopo alcuni minuti, diviene pianeggiante, percorrendo un'ottima quanto
ampia mulattiera all'ombra di un fitto bosco.
Percorriamo
questo dolce tratto di avvicinamento all'estremità della valle del Drogo
tenendoci sul versante sinistro orografico della stessa, ascoltando il
torrente che scorre più in basso rispetto a noi. Ad un certo punto la
nostra mulattiera si divide, nei pressi di un bivio, dove noi prendiamo a
sinistra ed uscendo dal bosco incontriamo il piccolo abitato di S.
Antonio (m.1250). Rientrati nel bosco, saliamo per breve tratto fino ad
immetterci di nuovo in una mulattiera (è il sentiero C25 che proviene
dalla località Scanabecco). Subito dopo siamo nel bel mezzo di un secondo
abitato noto come Caurga (m.1294), al limite del quale il nostro percorso
cambia decisamente aspetto, perchè la pendenza si fa estremamente ripida.
Un bellissimo lastricato, infatti, seppur molto agevole, ci fa prendere
presto quota grazie a numerosi tornanti, inizialmente nel bel mezzo del
bosco e poi via via siamo sempre più esposti al sole, con il bosco che si
riduce a pochi alberi isolati. Cominciamo ad incontrare enormi macigni a
lato del nostro sentiero, successivamente incontriamo una baita sulla
quale un cartello ci dà il benvenuto a "Cor De Lavaz", località a circa
1750 metri, ove possiamo prendere un attimo fiato nell'ammirare da vicino
la morfologia della valle del Drogo e la curiosa località di Lendine, sul
versante opposto della valle.
Più
lontano, invece, cominciamo già a vedere l'abitato di Chiavenna e le
maggiori cime della Val Codera e della Bassa Valtellina. Risalendo di
nuovo la nostra mulattiera, incontriamo ad un certo punto il luogo
destinato ad ospitare gli elicotteri e la struttura ove risiedono
probabilmente i custodi della diga (che vengono erroneamente indicati
come coloro che possiedono le chiavi del rifugio). Da qui, grazie ad
un'ottima ma alquanto faticosa scalinata, arriviamo al muraglione della
diga (Bacino del Truzzo) e lo percorriamo interamente, fino a portarci
sulla sponda sinistra; siamo a 2088 metri di dislivello. L'ultima fatica
consiste nel percorrere a mezzacosta un sentiero che corre sulla sinistra
del lago fino ad aggirare, con un tratto un po' esposto, un promontorio,
dietro al quale si nascondono un secondo piccolo laghetto (lago Nero m.2140)
ed il rifugio (m.2150). Per accedere all'interno di esso occorre munirsi
preventivamente delle chiavi.
Tempo di percorrenza: ore 2.30 - 3.00. Dislivello: metri 1100.
Il rifugio venne costruito nel 1911, come riporta un'incisione
all'entrata principale. Recentemente (1997) è stato ristrutturato il
reparto notte (vi sono, con disposizione letti a castello su 4 piani, con
4 materassi per ciascun piano), poi (1999) è stato rifatto il tetto.
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