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La
lavorazione della pietra ollare in Valtellina e Valchiavenna risale
all'età del ferro come testimoniato dai numerosi reperti archeologici
ritrovati nel corso degli anni.
Particolarmente sviluppata in Val Bregaglia e Valmalenco, la sua
lavorazione ha da sempre rappresentato un'importante fonte di reddito
grazie alla posizione felice delle due valli; infatti, essendo la
Valtellina zona di passaggio, non mancavano certo le occasioni per
vendere i manufatti prodotti dagli abili artigiani ai viandanti.
Solitamente poste nelle immeditate vicinanze di fiumi e sentieri le prime
cave di pietra ollare erano a "cielo aperto"; successivamente vennero
abbandonate in favore di cave scavate nelle profondità delle montagne.
L'estrazione della pietra fino al 1960 avveniva con metodi artigianali
basati sull'utilizzo di punte e piccone manovrati dalle abili mani dei "lavegiat"
o "lavegè". Era inoltre praticabile solo nei mesi invernali in quanto
dalla primavera all'autunno le cave venivano invase dall'acqua; si
trattava quindi un lavoro non privo di sacrifici. Si procedeva
all'estrazione di blocchi, detti "ciapun", aventi un peso di oltre mezzo
quintale che, a dorso d'uomo o tramite l'ausilio di slitte, ove
possibile, venivano trasportati presso un tornio per procedere alla loro
lavorazione. Oggi, con l'introduzione dell'energia elettrica l'intera
operazione di estrazione, trasporto e lavorazione avviene con moderni
mezzi meccanici.
Numerosi sono i manufatti che se ne ricavano tra i quali i più conosciuti
sono sicuramente i "lavec": si tratta di pentole che
consentono
di cucinare i cibi lentamente grazie alla loro capacità di mantenere il
calore durante e dopo la cottura. Gli si attribuisce spesso anche la
funzione di neutralizzare, tramite il loro assorbimento, gli eventuali
veleni presenti nella pietanza che si sta cucinando. altro recipiente
prodotto è il "furagn": si tratta di una ciotola con coperchio adibita
alla conservazione dei cibi in sostituzione del frigorifero.
L'attività di estrazione si è notevolmente ridotta a causa di una
drastica riduzione delle richieste di manufatti artigianali. Nonostante
tutto molte sono le opere presenti sul territorio valtellinese e
valchiavennasco che testimoniano l'intenso uso della pietra ollare nei
secoli scorsi, ne è un esempio il ben conservato fonte battesimale del
Battistero presso la Collegiata di San Lorenzo a Chiavenna realizzato
lavorando un unico blocco di pietra.
Oggi rimane a testimonianza solo l'attività di qualche appassionato che
con amore e devozione verso questo antico mestiere ci consente di
ammirare delle vere e proprie opere d'arte in via di estinzione. Nelle
fotografie vediamo ad esempio alcuni splendidi lavori dell'artigiano
Lucchinetti a Piuro che ha messo a disposizione il suo laboratorio per
ospitare un vero e proprio museo della Pietra Ollare dove abili mani
artigiane realizzano oggetti di rara bellezza. Lo stesso è arricchito
dalla sezione museale riguardo la tessitura del lino.
Impossibile poi non fare un salto a Prosto di Piuro se ci si trova a
Chiavenna nel mese di luglio, quando, durante un week-end, si svolge la
festa della mietiura (informazioni: 034335905 - 3402620645 -
pietraollare@libero.it).
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