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Tappa - Dalla Gianetti (foto) alla Allievi per i Passi Camerozzo, Qualido
ed Averta
Il cammino riprende proseguendo sul sentiero Roma verso nord-est,
dove, dopo aver superato una placca bagnata si incontra un masso spaccato
con geometrica precisione (foto sotto, a destra). A monte del
masso si vede lo sperone roccioso che scende dallo spigolo posto a sud
del pizzo Cengalo, il famoso (per gli alpinisti) spigolo Vinci.
Lo scenario a nord si imprime indelebilmente nella memoria: non ci si
stancherebbe mai di ammirare la bellezza dei pizzi Gemelli e della cima
di Bondasca. Il panorama verso sud è altrettanto suggestivo: si vedono
bene la piana dello Zoccone e, sul fondo, le valli della Merdarola e
dell’Oro. Il sentiero Roma comincia a salire avvicinandosi alla costiera
che separa la val Porcellizzo da quella del Ferro, e che annovera cime
famose come la punta Camerozzo (m. 2876) e la cima del Cavalcorto (m.
2763).
Il sentiero supera alcune vallecole, mantenendosi, nel primo tratto,
quasi pianeggiante. Poi comincia a salire, seguendo un bel tracciato,
supera uno sperone e si approssima alla costiera. I magri pascoli cedono
il posto a grandi massi, fra i quali si può trovare annidato, anche a
stagione avanzata, qualche nevaio. Il tratto terminale è anche il più
impegnativo, anche se risulta agevolato dalle corde fisse e da una
provvidenziale staffa.
Alla fine la meta, cioè il passo Camerozzo, a 2765 m., è raggiunta, e si
apre, al di là, lo scenario della valle del Ferro, della costiera
Remoluzza-Arcanzo, del monte Disgrazia e dei Corni Bruciati (foto
sotto, a sinistra).
La discesa verso la valle del Ferro si presenta difficile e la parete del
pizzo Camerozzo incombe su un percorso che rappresenta il passaggio più
difficile dell’intero sentiero Roma, da affrontare con cautela e calma,
in assenza di neve e con attrezzatura adeguata, facendo particolare
attenzione, fra l'altro, per evitare che lo zaino si incastri nei
canalini più stretti.
Il primo tratto è una lunga discesa in diagonale verso destra (sud), con
l’ausilio delle corde fisse; poi, dopo una sosta nella parte centrale, la
seconda parte, anch’essa in corda fissa, traccia una lunga diagonale
verso sinistra, con diversi passaggi impegnativi ed esposti. Si rendono
necessarie, quindi, la massima calma, attenzione e concentrazione.
Grande è quindi la soddisfazione quando, toccati i primi sassi della
valle del Ferro, si può guardare dal basso l’impressionante parete che
scende dal passo.
Il primo contatto con la valle del Ferro è quasi sempre, in verità, sulla
neve, poiché anche a stagione avanzata si può trovare un nevaio alla base
della costiera. La testata della valle (foto sotto, a destra) è
costituita dai tre pizzi del Ferro, occidentale (m. 3267), centrale (m.
3289) ed orientale (m. 3199).
La valle, laterale di destra della val di Mello, è molto ampia, anche se
meno della val Porcellizzo. Fin dal primo tratto del percorso che la
attraversa si può però già riconoscere chiaramente il prossimo passo,
cioè il passo Qualido, a nord del torrione omonimo.
Il sentiero Roma prende a salire gradualmente e, più o meno al centro
della valle, in corrispondenza di un cartello, passa poco sopra il
bivacco Molteni-Valsecchi (m.2510, foto sotto, a destra).
Dal bivacco, se lo si desidera, si può scendere, verso destra e su tracce
di sentiero, alla casera della valle del Ferro e di qui, seguendo le
segnalazioni, in val di Mello (località Ca' de Rogni).
Se invece si vuol proseguire, si seguono le segnalazioni,attraversando
della valle fra grandi placche granitiche, rare oasi erbose e grandi
massi.
La salita al passo Qualido è rapida e sfrutta un facile canalino. In
breve il passo (m. 2647, foto sotto, a sinistra) è raggiunto.
Si può quindi gettare l’occhio su una nuova valle, la val Qualido,
dalla caratteristica placca liscia nella costiera orientale. Lo sguardo
può però spaziare ben oltre la val Qualido: a sinistra incontra la cima
di Zocca, poi la cima di Castello ed i tre pizzi Torrone. La discesa dal
passo avviene nella prima parte sulla destra (sud), su un sentierino
all’inizio esposto, poi più tranquillo. Il sentiero volge quindi a
sinistra e scende sfruttando un canalino, in un tratto assai esposto: le
corde fisse sono di grande aiuto.
Il percorso risale quindi di qualche metro ed il canalino viene lasciato
alle spalle. Un ultimo tratto di discesa verso sinistra conduce in val
Qualido.
La discesa dal passo, quindi, richiede attenzione, ma è molto più breve
ed agevole di quella dal passo Camerozzo.
Il primo tratto del sentiero Roma nella valle attraversa le propaggini
del canalone che scende dal pizzo del Ferro orientale. Superata con
attenzione una placca quasi sempre bagnata, si sale leggermente, al
cospetto del profilo regale del monte Disgrazia.
Raggiunta la sommità di un dosso, il sentiero inizia poi a scendere: si
impone allo sguardo la grande placca liscia sulla costiera orientale
della val Qualido, la seconda laterale di destra della val di Mello. La
traversata della val Qualido è la più breve, per cui si giunge in poco
tempo al canalino che sale al passo dell’Averta. Poco prima di
imboccarlo, si incontrano le segnalazioni del sentiero che scende verso
sinistra nella valle; se lo si percorre con attenzione (evitando di
dirigersi verso il ramo di sinistra in cui a quota 2000 la valle si
divide), si raggiunge la val di Mello in prossimità del grande
parcheggio.
La salita del canalino è piuttosto agevole, anche se si deve fare
attenzione per non far cadere sulla testa di chi sta più in basso
eventuali sassi. Solo l'ultimo passaggio, quando si è ormai prossimi al
passo,
richiede
una certa attenzione e l'ausilio di corde fisse. Raggiunto il passo (m.
2540), stretto intaglio sulla costiera che divide la val Qualidodalla
valle di Zocca, si apre, improvvisa ed emozionante, la visione della
monolitica ed imponente cima o punta di Zocca (m. 3174, foto a
sinistra).
A destra della cima di Zocca, sfilano, altrettanto imponenti, la punta
Allievi (m. 3121), la cima di Castello (m.3392), la punta Rasica (m.
3305) ed i pizzi Torrone occidentale (m.3351), centrale (m. 3290) ed
orientale (m. 3333). La foto qui sotto a destra mostra le prime
quattro cime menzionate, legate indelebilmente alla storia
dell'alpinismo.
Il percorso prosegue su un sentierino che scende verso sinistra e
raggiunge un canalino che si supera con l’ausilio di corde fisse. Dopo un
ultimo tratto esposto, sempre sulla sinistra, la discesa, che non è lunga
né eccessivamente impegnativa, termina in corrispondenza di un piccolo
nevaio residuo.
Il sentiero Roma percorre quindi un pianoro disseminato di grandi massi e
sempre dominato dalla mole della cima di Zocca. I massi cedono poi il
posto ad un fondo erboso più riposante, finché si giunge all'estrema
propaggine dello spigolo di sud-est della cima di Zocca. Per superare
questo sperone roccioso il sentiero affronta un tratto un po' esposto su
entrambi i lati e protetto da corde fisse. Si piega poi a sinistra,
scendendo fino ad un vallone che precipita nel pianone della valle di
Zocca. Poi riguadagna gradualmente quota, raggiungendo i rifugi Allievi e
Bonacossa (2385), che costituiscono una tradizionale tappa per il
pernottamento di chi percorre il sentiero Roma e che la foto mostra con
gli evidenti segni di una rovinosa valanga nel 2001.
Il tempo di percorrenza è di circa 5 ore.
Vai ora alla giornata n.4 del Sentiero Roma con il tratto dal rifugio
Allievi sino al rifugio Ponti (sarà da qui possibile scendere a valle o
continuare verso la Valmalenco)
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