Finale
Mi sembra di non avere ancora detto niente.
Nella mia mente si affollano mille pensieri, mille aneddoti, talmente
tanti che non so da che parte cominciare.
Ho la grande fortuna di abitare a pochi
chilometri dal paese dove vive l’artista e di conoscere persone che
possono raccontarmi ciò che Lui omette o che vuole tenere nascosto.
Penso di poter dare un ulteriore contributo alla conoscenza di Vitali
grazie alle molte persone che mi hanno aiutato narrandomi vicende.
Vitali è un uomo forte, dal grande carisma,
come già sapete è cresciuto autodidatta in un paese di provincia quale
Bellano è. Ma artisti si nasce e lui il fuoco dell’arte lo sentì bruciare
prestissimo e, cosa più importante, è che nessuno tentò di soffocarlo.
Anche la famiglia, seppur modesta, lo aiutò e incoraggiò.
Dipinge con talmente tanta forza e velocità
che a Burano, dove spesso soggiornava, lo chiamavano ‘il bersagliere’,
per la facilità con la quale eseguiva vedute o ritratti. In quel periodo
molti artisti si trovavano a Burano e dicono che mentre loro eseguivano
una posa lui ne aveva già portate a termine magari anche dieci.
La prima vera mostra importante la allestì
solo dopo l’incontro con Testori perché non si è mai sentito all’titleezza,
o ha sempre voluto stare nascosto tant’è che per anni e anni ha svolto
la sua attività di pittore quasi di nascosto, non si è mai proposto
a qualcuno. Beh, se un suo catalogo è arrivato fino a Testori è perché
qualcosa ha fatto.
Dice che quando dipinge il momento ideale
è la notte, o perlomeno dal pomeriggio in poi; la mattina no, non rende.
Ma sto solo cercando di trovare l’uomo dietro l’artista, per fare ciò
vi racconterò un aneddoto divertente.
Era una serata durante la quale avevano
bevuto un po’ in compagnia, e lui stava dipingendo il Ritratto di Giosuè
Denti. Il signore in questione porta gli occhiali e il nostro pittore
non aveva voglia di dipingerli così voleva bucare la tela e infilare
quelli veri sul naso del dipinto.
Ma posso io permettermi di paragonarlo
a Varlin o Soutine? Certo, le vicinanze ci sono, a partire dai temi
rappresentati fino ad arrivare alla pregnanza del segno, dal gesto vigoroso
e deciso fino ai colori vivi, i rossi, i colori puri mai blandi o sottotono.
Tutti e tre questi grandi artisti sentono
la necessità di partire dalla copia dal vero, per rappresentare il loro
malessere, la loro visione del mondo. Ma l’arte non ha forse potere
catartico? L’opera fa parte dell’artista, ogni volta che si compie un
quadro si lascia parte di sé, segno del passaggio in questo mondo. Ma
forse Varlin e Soutine hanno avuto la fortuna di trovarsi al centro
della cultura, il primo a Zurigo, il secondo a Parigi e quindi nella
loro arte si sente meno il profumo di un mondo paesano; forse loro hanno
potuto uscire allo scoperto prima del Vitali.
Senza nulla togliere al valore della sua
opera mi piacerebbe fare notare come il nostro artista non abbia mai
avuto la volontà di tagliare i ponti con la tradizione del suo
paese. Anche quando i suoi amici gli avevano trovato uno studio a Milano,
all’ ultimo momento lui ha deciso che non se la sentiva di lasciare
il suo lago, il suo paese. Forse il suo carattere timido non glielo
ha permesso, ma forse è meglio così. Magari avrebbe rischiato di farsi
contaminare e la sua arte non sarebbe rimasta pura, così come è: bella
e naturale.
La mia impressione è che abbia avuto un
grande coraggio e dimostrato forte integrità nel riuscire a mantenere
una famiglia solo con la pittura, anche se seriale, forse anche per
colpa di certi mercanti ma integro perché comunque il suo modo di dipingere
e vivere sostanzialmente non è cambiato dopo la grande scoperta di Testori
e uomo intelligente quale è non ha cambiato nemmeno le sue abitudini,
è sempre modesto, disponibile dalla grande personalità.
Ho conosciuto sia lui che la moglie e
posso assicurarvi che sono due persone stupende, gentilissimi e di grande
cultura. E che dire del primogenito Velasco, anch’esso pittore? Certo
essere figlio d’arte può essere un vantaggio, anche solo per le conoscenze
tecniche, ma penso che crescere in mezzo ai colori aiuti a far crescere
una passione. Non hanno mai allestito mostre insieme, forse anche per
non rischiare di incorrere in inutili paragoni.Le figlie, invece, lo
stanno aiutando a redigere il Catalogo generale delle opere, lavoro
difficile se consideriamo il fatto che della maggior parte delle opere
non conosce né il nome del possessore né l’ubicazione.
Con
questo mio scritto ho cercato di dare un ulteriore contributo alla conoscenza
di un artista perché, a differenza dei critici che hanno scritto di
lui, ho avuto la fortuna di intervistare persone che lo conoscono da
vicino, che l’hanno visto crescere sia come uomo che come artista. Spero
che apprezziate questo mio sforzo.
BESTIE
Soprattutto verso Natale appendevano
fuori dai negozi le bestie squartate e le teste, ornate anche con rami
di lauro; la contrada di mezzo era piena di bestie appese ai ganci:
era allegra e bellissima.
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