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La favola
La pittura per Vitali è sempre stata come l’abito che porta, la sua
pelle, come il lago per i genitori, vive di essa, producendo con quella
facilità esecutiva che lo contraddistingue, impasta il colore con la
stessa forza con cui i pescatori tiravano su le reti, è viscera di sé,
inconfessata. Semplicemente per tutta una vita, il pittore autodidatta,
ha eroicamente tenuto per sé questo dialogo con la pittura e ha prestato
la sua sorprendente manualità a un’onesta carriera di artigiano di quadri
commerciali, ’facili’, sotto diversi pseudonimi. Per mantenere
‘onorevolmente’ la famiglia, ma soprattutto anche per modestia, per non
inventarsi artista, quale invece è.
La sua arte sarebbe stata sconosciuta o, meglio, conosciuta a pochi.
Ma ecco una svolta decisiva che giunge dallo storico incontro con Testori
il quale, avendo visto per caso il suo dipinto Coniglio scuoiato, gli fa
visita nel 1983 e, nell’anno successivo, gli scrive sul Corriere della
Sera un lungo e gratificante articolo. Allestì poi mostre in gallerie di
prestigio, creando così un “Caso Vitali”.
“E’ un incontro che auguro a tutti” dice in un intervista Giancarlo “ed è
stata una cosa splendida. Era l’estate del 1982. Allora leggevo Testori e
pensavo fosse qualcosa di lontanissimo. Fu una fotografia di un mio
quadro (un coniglio scuoiato) finita per caso nelle sue mani. Poi, un
giorno, mio figlio incontra il nipote di Testori, e una sera squilla il
telefono: sono Testori, sono da lei domattina, mi fermo un’oretta solo
perché vado di fretta. E’ arrivato alle dieci e alle due e mezzo del
pomeriggio era ancora qui”
Giancarlo fu il primo ad essere stupito di ciò che gli stava accadendo:
tutti si interessavano a lui, analizzavano le sue opere, “genio” e
“artista” erano e sono tuttora termini che accompagnano il suo nome.
I più autorevoli critici hanno scritto pagine emozionanti sulla sua
pittura, dandoci la possibilità di farci conoscere questo grande pittore
lombardo.
“Con la stessa velocità con cui il padre aveva mostrato pesci e agoni,
sciorinava, davanti ai nostri occhi increduli, esaltati ed esterrefatti,
i fasti, ecco sì, i fasti, d’una pittura sontuosa e trionfante di sughi,
succhi, rapine cromatiche, carnali ascendenze e debordanti, sempre, di
fiumi di rose, di peonie e di sangue”
Ma Vitali è rimasto com’era prima della scoperta di Testori: nella sua
casa di Bellano dove gli amici che vogliono incontrarlo, devono fargli
visita, perché lui non esce mai. E invariato e inestimabile, resta anche
il profondo legame con il lago, il suo paese e la sua famiglia: la
moglie, le figlie Sara e Paola e il primogenito Velasco, anche lui
apprezzato pittore.
Nel 1985 Giancarlo dà vita alla sua prima personale alla Compagnia del
Disegno di Milano e Testori ne redige il catalogo (Vitali, opere
1980-1984). A questa seguono molte altre mostre, in località diverse. Ma
lui non ama molto mostrarsi in pubblico, sotto la scorza dell’uomo schivo
si nasconde una persona dalla sensibilità ricca e intensa.
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