SCRIVICI    USD    Atletica    Calcio    Ciclismo    Pallacanestro    Pallavolo

Pittore Vitali G.

 

Le mani dentro il colore

   

All’inizio ci sono sempre la macchia, l’impurità, la sporcizia che seducono. Le forme più complesse vengono poi, come se emergessero dalle impurità, volute o semplicemente casuali, della tela o della lastra. Biancore e nitidezza disturbano quest’artista che deve riallacciare, anche tecnicamente, il dialogo con la memoria. Anche in questo sta la particolarità del lavoro di Vitali. Nella preparazione della tela, del cartone, del legno, della carta, della masonite o del metallo su cui deve lavorare. E’ per questa ragione che, per lavorare, Vitali ha bisogno di un supporto che si sia fatto già carico delle forme del tempo: le macchie appunto, che occupano lo spazio. In quelle, poi, egli decifra altre forme, quelle che noi vediamo ad occhio nudo, nell’opera finita, e che non sono altro che sembianze. Sono i luoghi dell’informe creato dalle ossidazioni sulla lastra, o dai colori lasciati sulla tela, mentre si puliscono i pennelli. Nulla del gioco dei surrealisti, s’intende, dato che Vitali a quelle macchie conferisce sempre identità precise, che non derivano da processi puramente mentali. Semmai di mentale è ciò che resta della realtà, dopo aver visto uno scorcio, un volto, una scena, che ora vengono rielaborati in studio, con occhi tutti interiori, attraverso una serie di associazioni. Nessuna purezza quindi.
Come se non bastasse, quando un soggetto, nel tempo non soddisfa, viene ripreso, messo sottosopra e rivoltato. Da una bistecca esce un volto, da un bue scarnificato una Crocifissione, dal deretano di una gallina il cappello piumato di una signora, vestita in pompa magna, su cui brilla una luce reinventata.
Anche tecnicamente Vitali adotta la struttura del sovvertimento e del mondo capovolto, che è proprio del dialetto e dell’immediatezza; è dallo spazio informe che nascono le sue prospettive. Nessun contorno, ma macchie di colore che si sovrappone ad altro colore e altre forme. Più lo spazio è ristretto più la figura si allarga e più la figura si accorcia, come nel ritratto del Duilio: più lo spazio si dilata; nelle sue opere non c’è mai un solo centro, né tanto meno un solo punto di vista, ma centro e punto di vista si moltiplicano. Continue fughe prospettiche, tanto che l’immagine non si chiude mai su se stessa ma evade i confini del quadro, proseguendo all’esterno e noi siamo attratti all’interno. Anche il colore modula il soggetto, che viene costruito dal cromatismo. Sono i colori a dare, sia in pittura che in grafica, i contorni ai soggetti, sempre densi e carnali. Sono masse cromatiche che si accostano ad altre masse di colore e che nonostante la violenza, alla quale Vitali ricorre, offrono un’impressione di armonia. Il risultato è l’effetto prodotto dalla scomposizione, operata dal colore e dalla luce, che mantiene tuttavia intitleerata l’unicità dell’opera.
La pittura di Vitali insiste molto sulla materia, si serve della materia non solo come mezzo espressivo ma per tradurre la materia stessa in significato e poesia, è una pittura che sgorga naturalmente dal suo estro, forse per troppi anni frenato da scarsa fiducia nei propri mezzi e da un’eccessiva dose di modestia. Certamente è una pittura che ha assimilato tutte le tecniche e le poetiche degli ultimi cento anni, dall’impressionismo in poi, fino a trovare una propria ragione di vita, autonoma e originale, in una collocazione ‘mitteleuropea’, pittura trascendente, che aspira a valori universali, una pittura che trascende una regione, e persino una nazione, per farsi più vasta, più generale, per aspirare, sia nel linguaggio formale sia nei contenuti, a valori più universali. Definire ‘lombardo’ questo pittore nato, e vivente, sulle rive del Lario, sarebbe condurlo a un ruolo provinciale. La sua arte si rivela nel medesimo modo sia a Bellano che a Parigi o a Berlino, ed egli può ben essere un pittore italiano quanto ticinese, o zurighese o alsaziano; sempre risulterà un’ artista che si proietta verso l’universale. Questa tendenza verso l’universale porta Vitali a rasentare l’ovvietà. Ma soltanto occhi poco educati possono confondere le due cose. Ormai ne abbiamo abbastanza dei trapezisti del pennello. Così come ne abbiamo abbastanza di quelli che da trent’anni spacciano opere ripetitive, senza invenzione, senza contenuto e, dal punto di vista dell’esecuzione, sempre più stanche.
Quadri come Gladioli, Fiori nel verde, Fiori nel blu, sono opere che non si copiano l’una dall’altra, e la bravura di Vitali sta nel passare dai fiori ai ritratti, dal bue squartato allo squarcio di vita quotidiana con naturalezza, come sanno fare solo i grandi maestri. E’ un artista cresciuto in modo assolutamente originale e autonomo, al di fuori di movimenti e correnti ufficiali, dotato di un notevole e personalissimo linguaggio espressivo.