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Il
rifugio può essere raggiunto anche con l'automobile, ma vale la pena
di percorrere a piedi almeno l'ultimo tratto della strada che porta
ad esso, per gustare le bellezze della Val di Fraéle, una delle più
incantevoli dell'alta Valtellina.
Oltrepassati Bormio e Premadio, ci si stacca a destra dalla strada per
il passo del Foscagno e Livigno, seguendo i cartelli che segnalano
Cancano. La strada, superato Pedenosso, diventa sterrata e sale,
con diversi tornanti, in direzione della gola rocciosa che sbarra l'accesso
alla Val di Fraéle.
Raggiunta la sommità della gola, non si può non sostare alle celeberrime
torri di Fraéle, il primo segno di una valle densa di storia, per la
sua posizione strategica nell'antica Contea di Bormio. Queste torri
sorvegliavano infatti gran parte della Magnifica Terra e permettevano
di segnalare
tempestivamente eventuali eserciti invasori.
Avremo modo di parlare ancora dell'importanza storica di questa valle.
Per ora riprendiamo il cammino (o il viaggio): ora la strada si fa pressoché
pianeggiante, e conduce, in breve, al bellissimo laghetto delle Scale,
l'unico naturale nella valle.
Oltre il lago è già ben visibile una delle cime che fanno da corona
alla valle, il monte Pèttini (vedi foto a sinistra). Più avanti la strada
raggiunge e costeggia a sinistra il grande lago artificiale di Cancano:
quando le sue acque sono piuttosto basse, sono ancora ben visibili gli
edifici che ospitarono i moltissimi operai impiegati nell'edificazione
dell'enorme sbarramento (la cosiddetta "digòpoli").
Costeggiato l'intero bacino, ci ritroviamo di fronte al possente sbarramento
del secondo invaso, quello di San Giacomo. A questo punto, per raggiungere
il rifugio, basta transitare sulla strada che percorre lo sbarramento
e portarsi sul lato opposto (cioè su quello di nord-est) della valle.
Al termine della strada ci si trova di fronte all'edificio del rifugio.
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