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Alta Valle

 

   

Per salire al Pizzo Tresero vediamo innanzitutto come giungere sino al bivacco Seveso che sorge duecento metri di dislivello sotto la cima, sul crinale Sud-Ovest che si dirige verso la vetta.
Il bivacco, nel tentativo di sostituire la funzione del vecchio rifugio Bernasconi (che era situato ai piedi della vedretta Ovest di Tresero) è considerato un'ottima base in vista della prima giornata della "traversata delle 13 cime" che coronano la zona compresa tra il Monte Tresero e il Monte Cevedale (in particolare esse sono: Tresero, Pedranzini, Dosegù, San Matteo, Giumela, Cadini, S.Caterina, Peio, Taviela, Vioz, Palon de la Mare, Rosole, Cevedale. Tutte sopra i 3400 metri di quota). In effetti, essendo questa zona molto frequentata dagli alpinisti, soprattutto nella stagione estiva, è probabile che ci si trovi in troppi dentro al bivacco.
Per accedervi si parcheggia l'automobile al rifugio Berni che sorge proprio dove comincia il lungo pianoro del Passo Gavia. Attraversata la statale si scende alcuni metri procedendo verso Est e superando su di un ponte il Torrente Gavia. Appena al di là di esso sorge il vecchio rifugio Berni, importante risulta lasciarlo alla nostra destra e prendere il sentiero 25 che corre palesemente puntando a Nord, verso valle per comprenderci. Pochi passi ed ecco che si biforca tra 25 e 25A, importante a questo punto tenere il 25 per la via di destra ed andare in lieve discesa ad aggirare il costone che sbarra la visuale verso il Vallone di Dosegù. Ad un certo punto ci troviamo a poca distanza aerea dal fondovalle ma notiamo scorrere impietoso sotto di noi il Rio Dosegù, carico dell'acqua di fusione del ghiacciaio omonimo. Provvidenziale risulta a questo punto il recente Ponte dell'Amicizia (vedi foto) che ci permette di attraversare il versante della valle e di incontrare le bandiere rosso-bianco-rosso (vedi foto) con al centro il segnavia 41 che da ora in poi ci guiderà praticamente sino al bivacco. Per chi non scorgesse il segnavia è bene sapere che la direzione esatta appena superato il ponte è quella verso destra. Fino ad ora la fatica è stata poca quindi ecco un ripido sentiero che ci fa guadagnare ben presto i metri persi nella precedente discesa: tra ghiaioni e panoramiimmensi ci troviamo ad una terrazza che guarda diritta verso Nord-Est il tormentato ghiacciaio Dosegù, con alle spalle la mole del San Matteo; completamente verso Sud ai intravede invece la Vedretta di Val Umbrina. Poi, su sfasciumi e detriti, talvolta su morene e chiazze di neve primaverile, giungiamo in un ampio catino glaciale ancora selvaggio completamente innevato. Il ripido pendio che segue, conduce direttamente alla vedretta che proviene dalla vetta del Tresero, consigliabile a questo punto legarsi e mettere i ramponi intraprendendo un ghiacciaio d'alta quota e perenne, seppur minore rispetto ad altri, per questo da non sottovalutare. Chi invece preferisse procedere sulla cresta (vedi foto) può mantenersi costantemente su di essa in direzione Nord-Est anch'essa, praticamente più in alto ma parallela alla traccia degli alpinisti che scelgono il ghiacciaio. La restante parte di ghiacciaio che ci divide dalla luccicante croce di vetta a m.3594 non presenta enormi difficoltà, occorre comunque tenersi inizialmente a ridosso delle roccette sino ad incontrare un punto molto ripido che risaliamo a zig-zag sino ad incontrare un nuovo pianoro proprio sotto al bivacco, cento metri a sinistra sopra di noi. Da qui ci portiamo sempre tenendoci sul ghiacciaio non troppo lontani dalle rocce sino a trovarci proprio sotto la cima. Per guadagnarci il panorama dobbiamo salire per un pendio molto ripido, inizialmente nevoso, poi sui grossi blocchi di roccia scura, talvolta scivolosa, che formano la cresta (qui il tracciato si ricongiunge con chi ha scelto di salire alla vetta passando più titlei rispetto a noi, quindi incontrando il bivacco). Giusto uno sguardo alla Valfurva e alla Val Cedec prima di scoprire che lo sguardo può andare ben oltre...
Tempo di percorrenza 3 ore circa; dislivello di 1000 metri circa.