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Il
bivacco Passi dello Zebrù è situato a cavallo tra la Val Cedec e la Val
Zebrù, in una zona d’incommensurabile bellezza panoramica, in vista delle
cime dei gruppi dell’Ortles e del Cevedale. Inoltre, essendo nel parco
dello Stelvio, potremo facilmente imbatterci nei vari animali, dalla
marmotta allo stambecco, che sono i veri padroni di queste montagne. E’
opportuno pertanto non scordare di portare con sè un buon binocolo e la
macchina fotografica. Va detto che la salita al Bivacco non è alla
portata di tutti; la lunghezza dei percorsi e l’alta quota da raggiungere
lo rendono accessibile solo ai più preparati. Esistono comunque, su
entrambi gli itinerari che descriveremo, dei rifugi intermedi dove poter
sostare per rifocillarci o per pernottare. Inoltre, per i più pigri, sono
stati istituiti dei servizi navetta che percorrono la prima parte dei due
percorsi.
1° Itinerario: Valle dello Zebrù. La località di partenza è Niblogo, che
si raggiunge partendo da Bormio e passando, dopo alcuni chilometri, per
Madonna dei Monti e la frazione di Piazzola. A Niblogo si entra in Val
Zebrù e, proseguendo a mezza costa, in breve si arriva in località Ponte
delle Tre Croci (m. 1619), dove troviamo un vasto parcheggio ed un’area
attrezzata a pic-nic.
Da
questo punto il traffico è vietato ai mezzi non autorizzati. Parcheggiata
l’auto ci avviamo a piedi, consapevoli che si aspettano circa dieci
chilometri di cammino ed un dislivello da superare di 1400 metri.
Lasciamo sulla destra la deviazione per Pradaccio e, superato su un ponte
il torrente Zebrù, iniziamo a salire rapidamente nel bosco. Poco dopo
troviamo un’altra deviazione per la medesima località e proseguiamo a
mezza costa fino a quota 1750, dove passiamo un’altra volta il torrente.
Con un paio di tornanti saliamo ora ripidamente fino alle baite di Zebrù
di Fuori (m. 1850), ove troviamo il rifugio chiuso del Parco Nazionale.
Proseguendo, arriviamo alle case di Zebrù di Dentro (m. 1869) e poi di
Chitomas (m. 1881), ai piedi della Pala d’Oro, parete dolomitica che si
erge per ben 1200 metri sopra le nostre teste. La strada ora è meno
faticosa e, passando tra pini mughi, arriviamo a quota 1900, ove
attraversiamo per la terza volta il torrente in vista delle baite di Pecè.
Ancora due ponti e arriviamo a Pramighen e poi, in piano, fino alla vasta
conca ove troviamo il rifugio Campo (m. 1989). Oltre il rifugio troviamo
l’ultimo ponte, con il quale passiamo definitivamente alla sinistra del
torrente e, con un’altra mezz'ora di cammino, arriviamo alla baita del
Pastore (m. 2168). Fin qui avremo impiegato circa tre ore, ma la parte
più ripida ed impegnativa sta solo per iniziare. La strada volge a
sinistra. Prendiamo quota con vari tornanti e, superata un’area da
pic-nic ed un sentiero che ridiscende a Campo, saliamo lungo la morena
abbandonata dai ghiacciai dello Zebrù durante il loro ritiro. Ora la
strada diviene sentiero.
Più
a monte è visibile la sagoma del rifugio V Alpini (m. 2878). Verso quota
2600 troviamo sulla destra la deviazione per i Passi dello Zebrù
(segnavia n. 20). Valichiamo l’emissario della Vedretta della Miniera e
ne superiamo il cordone morenico, poi iniziamo un tratto a mezza costa in
vista dei ghiacciai del versante nord delle Cime dei Forni. Arriviamo poi
ad un canalino ripido, ove occorre prestare attenzione per la presenza di
rocce smosse. Infine, superato un tratto alquanto accidentato e sovente
innevato, anche in estate, giungiamo alla meta agognata. Tempo
complessivo: circa 6 ore.
2° Itinerario: Val Cedec. Questo percorso è indubbiamente più breve e
meno faticoso. Il dislivello da superare è ridotto ad 800 metri,
percorribili in due ore e mezzo. Partiamo dal rifugio Ghiacciaio dei
Forni (m. 2219), facilmente raggiungibile in auto da S. Caterina Valfurva.
Dal rifugio imbocchiamo la strada, chiusa al traffico privato, che sale
verso nord est e prendiamo subito quota con un paio di tornanti.
Continuiamo a mezza costa, ammirando le grandiose colate delle vedrette
dei Forni. Verso quota 2300 troviamo sulla sinistra il sentiero per le
Baite dei Forni e la Valle della Manzina e, proseguendo, entriamo in Val
Cedec. Risaliamo ora tutta la vallata fino alla sua testata. La vista si
fa sempre più ampia sul Gran Zebrù (m. 3851), che si erge di fronte a noi
e sul Monte Pasquale (m. 3553) alla nostra destra. Poi, con un tratto più
impegnativo e dopo aver superato un torrentello, giungiamo al Rifugio
Pizzini Frattola (m. 2706). (Per maggiori dettagli su questo tratto
vedasi la pagina del rifugio Pizzini, alla
quale si rimanda.) Da qui proseguiamo con un sentiero che sale tra
sfasciumi verso nord ovest. Il cammino è abbastanza faticoso, ma è anche
alleviato dallo splendido panorama che via via si allarga sulla
sottostante vallata. Il percorso non sempre è evidente, ma è ben
segnalato. Dobbiamo superare uno sperone ed una valletta innevata per
giungere al passo orientale (quota 3000) e da qui, in breve, su una delle
cime ove troviamo il nostro Bivacco.
Tempo di percorrenza dalla Pizzini: circa un'ora; dislivello: circa 300
metri.
La zona è un'ottima postazione per avvistare branchi di stambecchi e
camosci ed anche l'interesse storico si fa sentire essendo noi nei pressi
di trincee della grande guerra.
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