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Ambientazione storico-geograficaL’area da me presa in considerazione è quella denominata Valvarrone, già parte della Valsassina; il fiume Varrone che dà il nome alla vallata ha origine nel monte così pure chiamato, precipita fra gli scogli al di sotto dei paesi e sbocca nel lago di Como a Dervio, ove colla ghiaia a coi detriti che in tanti secoli vi ha trascinato, formò l’estesa pianura di Dervio. Sulle ridenti terrazze sono installate da millenni le comunità della valle: Tremenico posta a metri 754 sul livello del mare il cui territorio si estende sino ad un’titleitudine massima di mt. 2.200 e copre un’area di Kmq. 8,88, con una frazione denominata Avano; Introzzo a mt. 700 di titleitudine che si estende per Kmq. 3,81; Sueglio a 800 mt. con un’estensione territoriale di Kmq. 4,22; Vestreno a 640 metri per un’estensione di Kmq. 2,718. Gli abitanti di questi paesi sono identificati con interessanti appellativi dialettali che mettono in risalto i preminenti aspetti della comunità con riferimento ai luoghi, alle vicende, alle debolezze e alle doti che maggiormente li caratterizzano. Gli abitanti di Tremenico sono denominati bricch (luogo impervio); quelli di Avano branca folsc (afferra la roncola = taglialegna); quelli di Introzzo marücch (testardi); quelli di Sueglio canonich (devoti);gli abitanti di Vestreno lapacc (divoratori di cibi liquidi). Due titlee montagne di compatto gneiss con grosse vene di quarzo sovrastano la valle; il Legnone e il Legnoncino e fra queste si estende la sella dei Roccoli Lorla, riposante sosta per chi sale, a piedi, da Sueglio, prima di iniziare la salita al Legnone. E’ questa la più alta montagna della provincia di Como (mt. 2810) ed è quella che mostra maggior perpendicolo fra tutti i monti d’Europa. L’ambiente naturale cambia da luogo a luogo e assieme anche la vegetazione muta e si trasforma secondo l’esposizione e la quota. I pendii del lago sono fiorenti di vigneti, lungo la valle i prati ed i boschi, ed è interessante il contrasto tra la vegetazione mediterranea della sponda e quella subalpina e poi alpina delle zone più titlee. Gli scambi commerciali in passato avvenivano soprattutto con Dervio e Bellano e per via lacustre, per mezzo dei barcün (barconi), si raggiungevano i centri commerciali di Lecco e Como, famosi mercati delle castagne e delle galett (gallette per la produzione della seta). L’indagine è stata da me svolta soprattutto a Tremenico, antico paesello seminascosto tra le pieghe del monte, che nulla ha perduto delle tradizionali caratteristiche valligiane, come negli altri paesi di Introzzo, Sueglio e Vestreno su citati. Il territorio difficileLa Valvarrone, profonda e senza pianura, è una terra povera che offre poco ai suoi abitanti; le principali fonti di economia erano, sino a un cinquantennio fa, la coltivazione dei campi, l’allevamento del bestiame e lo sfruttamento dei boschi. Le condizioni di vita erano legate esclusivamente all’andamento della stagione; la gente guardava il cielo e seguiva il muoversi delle nubi, pregava Dio perché mantenesse il tempo buono e con sottile ironia diceva che la propria terra a l’è un post grass, via la nef gh’è subit ol sass (è un posto grasso, via la neve c’è subito il sasso) e da quel “sasso” dovevano trarre tutto il necessario per il sostentamento. Il versante dei monti, essendo coperto da un leggero spessore di terra, fu in ogni epoca soggetto a lavine, a franamenti prodotti dalle infiltrazioni delle acque e dalle erosioni delle valli. Pure il gelo ed il disgelo aiutano l’acqua nella sua opera distruttrice che, spaccando i massi e le rocce e riducendoli in frantumi, precipitano, mettendo a repentaglio la vita degli abitanti. Oltre a queste cause naturali altri fattori intervennero a rendere più dura la vita di questa popolazione: la carestia del 1570 e i successivi due inverni rigidissimi e copiosissimi di neve obbligarono la gente a nutrirsi, qualche volta, di erbe e di radici; la carestia del 1590 prodotta da una forte tempesta; un’altra nel 1602 causata dai rigidi freddi che impedirono la maturazione del grano e che spinse lupi ed orsi a scendere nello abitato; nel 1608 gli abitanti furono costretti da una forte carestia a nutrirsi con erbe cotte senza condimento. Non mancarono pestilenze, terribile quella del 1630, causata dal passaggio dei Lanzichenecchi, che toccò la frazione di Avano. Né mancarono distruzioni e danneggiamenti causati dalle invasioni essendo la Valvarrone comunicante alla via di transito che dalla Svizzera portava alla pianura padana. La povertà del terreno, la mancanza di altre fonti di reddito, le forti tasse obbligarono questa gente ben presto ad emigrare. Già nel 1560 la comunità del Monte d’Introzzo supplica il Marchese di Pescara di ridurre l’aumento dell’imposta del sale, altrimenti “l’emigrazione già forte sarebbe divenuta tale da rendere deserti i paesi”. La progressiva espropriazione delle miniere del ferro e dei forni, lo spezzettamento dei terreni accentuarono ulteriormente questo fenomeno; emigravano soprattutto gli uomini, nella stagione estiva, in Francia e nella vicina Svizzera. Se ne andavano in gruppo e nella terra straniera facevano delle colonie a sé, si portavano anche una o due donne per la preparazione dei pranzi e per badare alla manutenzione delle baracche in cui vivevano. Sono pochi gli abitanti che attualmente emigrano all’estero, sono le coppie giovani che preferiscono scendere ad abitare sulle rive del lago, soprattutto a Dervio, ove ci sono industrie e più facili collegamenti con Lecco e Milano. La Comunità Montana nell’ambito della programmazione socio-economica onde ottenere “l’eliminazione del fenomeno di spopolamento in atto, soprattutto nei Comuni della Valvarrone” intende attuare opere di intervento “con riferimento all’abitazione, ai servizi sociali, all’istruzione e alla viabilità”. La Valvarrone si presenta molto interessante dal punto di vista scientifico-geomorfologico. Sulle rocce cristalline del Legnone si trova il ciös (rododendro) della specie ferrugineum oggetto di ricerca di numerosi botanici, vi sono insetti rarissimi che richiamano illustri entomologi, animali pregiatissimi quali l’ermellino, oggi quasi totalmente scomparso. Nel 1762, sempre sul Legnone furono scoperte argilla ed ocre marziali per la pittura; importanti furono le cave del ferro, oggi abbandonate quelle del feldspato presso Tremenico, tutt’ora in piena attività.
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