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Il ciclo de
I mercant de la nef - in inverno...
In Valvarrone c’è sempre una festa nel periodo
compreso tra il 17 gennaio e l’11 febbraio. In dialetto ci si riferisce
ad esso come ai mercant de la nef (i mercanti della neve) ad indicare i
quattro santi patroni che scandiscono l’inverno nella valle:
17 gennaio S. Antonio Abate – Introzzo 25 gennaio
S. Paolo – Vestreno 5 febbraio S. Agata – Tremenico
11 febbraio Nostra Signora di Lourdes – Sueglio
L’origine della festa è legata ai ritmi agricoli: in inverno, con la neve
e il lavoro nei campi fermo, nessuna cerca scusa migliore della festa
patronale per ingannare la noia e stare in compagnia. La tradizione è
rimasta e l'Associazione 18° Tornante è ben lieta di
contribuire a preservarla.
Festa della Madonna di Bondo - prima
domenica di Luglio
Per un’antica tradizione, in località Bondo, nel
comune di Vestreno, la prima domenica di luglio si festeggia, nel piccolo
Santuario, ad essa dedicato, la Madonna della Pietà. Il Santuario si
trova a 700 metri di quota, sul versante occidentale del M. Legnoncino,
affacciato sul lago, proprio sopra l’abitato di Dorio ma nel territorio
comunale di Vestreno che estende i suoi confini verso Colico. Il luogo è
isolato, circondato da boschi di castagni secolari che, tra le fronde,
offrono scorci panoramici molto suggestivi. La storia del Santuario e
dei motivi che hanno portato alla venerazione dell’immagine della Madonna
della Pietà, in questo particolare luogo, sono molto interessanti. Tutto
sembra aver avuto inizio verso la fine del 1500, al tempo di S. Carlo
Borromeo quando, anche in queste vallate, le carestie, le guerre e i
contrasti religiosi, rendevano l’esistenza delle persone molto difficile
e senza speranze. Nella sua opera di diffusione e conservazione della
fede, dopo aver egli stesso compiuto visite pastorali in Valsassina e
Valvarrone, S. Carlo inviò, nei luoghi dove il bisogno era maggiore, dei
sacerdoti con la missione di portar conforto alla popolazione con la fede
e contrastare, contemporaneamente, la diffusione della dottrina luterana;
così, precisamente nel 1582, giunse, con questo compito, a S. Martino
Mont’Introzzo, a Sueglio, parrocchia che comprendeva il territorio di
Introzzo, Sueglio e Vestreno, il Sacerdote Marco Aurelio Grattarola, uno
dei più fedeli collaboratori di S. Carlo. La sua permanenza durò solo due
anni ma l’opera svolta fu veramente importante ed è proprio a lui che si
deve l’inizio del culto dell’immagine della Madonna della Pietà in Bondo;
egli, infatti, interpretando la volontà di S. Carlo di diffondere il
culto della Beata Vergine, anche a seguito di un fatto miracoloso
avvenuto il 24 aprile a Rho, nel milanese, dove l’immagine della Vergine
addolorata, dipinta sul muro di una modesta cappelletta, lacrimò vero
sangue, fece erigere, dove ora si trova il Santuario di Bondo, una
piccola cappella dedicata, appunto, alla Madonna della Pietà con la
raffigurazione della Vergine addolorata, uguale a quella dove avvenne il
miracolo. L’attenzione e la devozione degli abitanti della Valvarrone per
questa sacra figura furono subito grandi e pare, che dopo l’avvenuta
guarigione di alcuni infermi, il luogo fosse meta di pellegrinaggi sempre
più numerosi; lo stesso S. Carlo, inviava, in penitenza, da luoghi
lontani e a piedi scalzi, i fedeli perché pregassero l’immagine della
Madonna della Pietà a Bondo. Per riconoscenza e gratitudine alla Vergine,
gli abitanti della valle, e in particolare quelli di Vestreno, pensarono,
senza non poche difficoltà visto il luogo isolato, di edificare una
chiesa. La costruzione, che risale al 1677, ebbe nel corso degli anni a
seguire, sia grazie alla generosità delle offerte dei fedeli, che
all’attenzione dei vari parroci, diverse modifiche e abbellimenti come la
realizzazione dell’altare, della mensa e della balaustra, in marmo nero
di Varenna, trasportato via lago fino a Dorio e da qui, a spalla, per
ripide mulattiere, a Bondo. Seguì, tra il 1759 e il 1760, la costruzione
del portico mentre la facciata, con l’architrave in granito, lavorato sul
posto, è del 1767. Nel 1775, venne restaurata l’immagine della Madonna,
e, per una miglior conservazione, venne posta in un telaio con vetri.
Degna di nota è la costruzione del campanile nel 1810 voluta dall’allora
parroco Giovanni Vitali e, in seguito, la decorazione interna nell’anno
1911 e il restauro totale della parte esterna nel 1918.
Festa
"Past a Bedoledo" - seconda
domenica di Luglio
Sagra particolarissima a Bedoledo, sopra Pagnona,
raggiungibile anche dalla strada militare che porta in Vesina dal 12°
tornante. Pranzo a base di trippa
e pesce di lago fritto... accostamento unico.
Donne in costume e musica...
Festa casa dei Cacciatori e di San Giacomo -
terza domenica di Luglio
In località Barchitt ad Agrogno basso, dal rifugio
dei Roccoli Lorla in un'ora a piedi. Baita di caccia. Tradizionale
pranzo con polenta e cervo o costine e salsicce. Vino a volontà in mezzo
a una natura selvaggia con incontro certo dell'aquila. - cell. 339
4318638
Per cena si scende a Vestreno per la festa di San
Giacomo, Patrono del paese. Piatti tipici e tanta musica per ballare in
compagnia.
Festa
"Alpe Campo" - Prima domenica di Agosto
Raggiungibile salendo a piedi da Pagnona, passando
da Bedoledo, poco sopra Vesina Alta.
Oppure con la strada militare che porta in Vesina
fino al 20°
tornante. Organizzata dagli Alpini di Pagnona, rancio e canti in
compagnia. Poco sopra troviamo il
Rifugio Griera.
Festa
"Del Larice Bruciato" - Prima domenica di Agosto
La località Larice Bruciato, un terrazzo naturale
a un'ora di cammino da Alpe Paglio, circa mt.1700 slm, ospita
la tradizionale festa organizzata dalla Pro Loco di Crandola Valsassina.
Ore 11.30 S.Messa e a seguire pranzo in compagnia. Proseguendo per
un'altra ora si raggiunge il Rifugio Ombrega.
Festa della Madonna della Neve,
Val Biandino e Sueglio - 5
Agosto
Per gli abitanti della Valsassina, ed in
particolare quelli di Introbio, piccolo centro che sorge alle
pendici della Grigna Settentrionale, la Madonna di Biandino
rappresenta uno simboli più importanti legati alla religiosità e alla
storia della propria gente. Ancora oggi infatti, questo sentimento
risulta molto acceso e l'occasione della festa costituisce anche una
forte attrattiva turistica. Il Santuario della Madonna della Neve fu
costruito in Val Biandino intorno al 1670, in seguito ad una richiesta
effettuata dalla famiglia introbiese degli Annovazzi nei confronti della
Curia di Milano. I valsassinesi chiedevano infatti il permesso di
costruire un oratorio nella valle, di modo da permettere ai pastori e ai
malgari che durante l'estate lavoravano in quota, di poter assistere alle
funzioni religiose. La richiesta fu accolta positivamente e venne così
costruita la piccola chiesa nel cuore della vallata, vicino alla quale fu
eretto anche un piccolo bivacco. L'importanza della Madonna di Biandino,
come comunemente viene chiamato il santuario in Valsassina, risale però
al 1836, anno in cui una violenta epidemia di colera provocò decine e
decine di vittime in tutte le vallate prealpine. I cittadini di
Introbio, il 5 agosto di quello stesso anno, si recarono in processione
al Santuario in Val Biandino per chiedere alla Madonna un intervento che
potesse scacciare la pestilenza; in cambio dell'aiuto divino fecero voto
di ritornare ogni anno in processione al Santuario per celebrare la Santa
Messa. Ancora oggi, a quasi 200 anni da voto, ogni 5 di agosto la
processione al Santuario della Madonna della Neve raccoglie centinaia di
persone, introbiesi, valsassinesi e turisti, che si radunano sui verdi
prati della Val Biandino per assistere alla celebrazione religiose
mantenendo in vita l'antica tradizione. A piedi da Introbio in 1 ora e
50' al Tavecchia e poi altri 20' fino al Santuario. Per il Rifugio di
Santa Rita ( sulla cresta tra la Val Varrone e la Valle di Biandino)
ancora 1 ora.
La chiesa di S. Bernardino, situata nel centro
storico di Sueglio, risale, probabilmente, al quattrocento anche se, le
attuali forme e dimensioni, sono da attribuire a opere eseguite nel 1706,
come riportato sul portale. La struttura è a navata unica con la
facciata a capanna; all’interno si trovano degli affreschi risalenti agli
inizi del novecento e l’altare maggiore in legno, presumibilmente
cinquecentesco, che ospita, oltre alla statua della Madonna della Neve,
posta nel centro, altre sette statue, di dimensioni minori, raffiguranti
dei Santi tra i quali S. Sfirio al quale gli abitanti di Sueglio sono
molto legati. Caratteristica di questa chiesa è anche il campanile,
che sorge staccato dal resto dell’edificio ma solo quando ci si trova sul
sagrato, ci si accorge di questa peculiarità. La facciata è stata
recentemente restaurata conservando i resti di affreschi, raffiguranti
un’Immacolata tra due Santi sopra il portale, in granito, a timpano
spezzato.
Festa
"Alpe Subiale di Pagnona" - 16 Agosto
La Pro Loco di Pagnona organizza la festa all'Alpe
Subiale con il tradizionale "Past". Raggiungibile salendo a piedi da
Pagnona, pochi minuti, oppure con la strada militare che porta in Vesina
fino al 4° tornante, deviazione su strada ottima per circa 500 metri.
Festa di San Sfirio - 17 Agosto
Ricorrenza molto importante e sentita dagli
abitanti della bassa Valvarrone, la festa di S. Sfirio si celebra ogni
anno e da diversi secoli, il 17 Agosto con una messa nella piccola
chiesa
dedicata al Santo e situata sull’anticima del Monte Legnoncino.
Interessante è la leggenda che avvolge la figura di S. Sfirio e dei suoi
sette fratelli eremiti leggenda, tramanda di generazione in generazione e
con versioni diverse. Notizie certe sulla reale esistenza di S. Sfirio
non ve ne sono ma sembra che appartenesse al gruppo dei sette fratelli
eremiti la cui leggenda si trova anche in molte altre località alpine.
dove, il nome dei fratelli varia da zona a zona e, a volte, anche
all’interno della stessa area. come nel caso del nostro Sfirio che,
secondo le versioni, fu “fratello” di Amato, Fedele, Margherita, Eufemia,
Ulderico, Miro, Rocco, Gottardo, Bernardino, Eusebio, Iorio, Gerolamo,
Grato, Calimero, Defendente. Tutte le storie hanno però in comune il
fatto, che questi fratelli scelsero di vivere in eremitaggio ma in
località visibili tra loro e, per comunicare reciprocamente il loro stato
di salute, fossero soliti farsi segnalazioni con grandi fuochi. Una
versione della leggenda che riguarda Sfirio è riportata su una piastrella
in ceramica posta all’interno della chiesetta sul Monte Legnoncino che
recita: ”Molti anni fa, sei fratelli Rocco, Sfirio, Ulderico, Gottardo,
Iorio, Miro e la sorella Eufemia, decisero di ritirarsi a vita eremitica
sui monti che fanno corona all’alto Lario. La tradizione dice che questo
luogo fu scelto da uno di essi, Sfirio, per vivere da solo, in preghiera
e contemplazione. Poche sono le notizie sulla vita di questo Santo, così
la sua figura rimane avvolta nel mistero e nel racconto tramandato dai
nonni. Si narra, infatti, che l’unico contatto e modo di comunicare fra i
sette eremiti, in tanti anni, furono i fuochi dei loro falò notturni e il
riflesso luminoso di un oggetto esposto, a turno, alla luce dl sole,
all’alba e al tramonto. Nell’immensa bellezza del creato tra boschi e
lago a diretto contatto con Dio e col cielo, San Sfirio visse una vita
esemplare di solitudine e privazioni che lo condusse alla santità”.
Un’altra versione è quella che vede Sfirio il più anziano dei “sette
fratelli”, scelti da S. Ambrogio come missionari e inviati sull’alto
Lario per evangelizzare le popolazioni del luogo. Non ottenendo alcun
risultato, perché inascoltati, i predicatori decisero allora di ritirarsi
a vita eremitica ciascuno sulla cima diversa di una montagna così,
Bernardino, Eusebio e Amato, scelsero i monti della sponda occidentale
del lago, sopra Musso e Gravedona, mentre Gerolamo, Defendente e Sfirio,
quelli della sponda orientale dove si trova, appunto, il Monte
Legnoncino. Dopo sette anni dall’inizio della loro vita eremitica,
durante la quale pregavano Dio perché gli uomini si convertissero, ci fu
una tremenda siccità che risparmiò solamente le cime dei monti così,
mentre nelle valli uomini e animali morivano di sete, sulle vette l’erba
era rigogliosa, i fiori sbocciavano e le piante davano ottimi frutti.
Dopo quaranta giorni, un altro fatto prodigioso diede alle popolazioni
del posto il segnale che era giunto per loro il momento del pentimento e
della conversione: improvvisamente le cime dei monti divennero
luminescenti. Tutti allora si convinsero e decisero di recarsi dai
santi eremiti ma, quando raggiunsero le loro dimore, li trovarono privi
di vita. Presi dal rimorso e dalla consapevolezza che si erano
sacrificati per loro, si convertirono e chiesero perdono a Dio che subito
mise fine alla siccità, con una pioggia benefica che accompagnò gli
uomini sulla via del ritorno. Da allora gli abitanti della bassa
Valvarrone, si affidano a S. Sfirio e, anche se ormai poco può fare per
preservare dalle calamità naturali le attività legate all’agricoltura e
alla pastorizia, ormai quasi scomparse in valle, dall’alto del Legnoncino
il Santo continua a proteggere i suoi fedeli nelle nuove e mutate
esigenze.
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