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Gesù Cristo

Non mi sento di prescindere completamente la reincarnazione dal mio credo. Ripeto: queste mie considerazioni intendono solo commentare alcune conclusioni a cui la critica storica e quella razionalista sono giunte, e vogliono servire come semplici spunti di riflessione su cui riflettere, con il fine di migliorare la comprensione di questa enigmatica vicenda.
Potrei anche credere alla resurrezione di Gesù, la ritengo cosa verosimile, ma non miracolistica; non riesco a scorgere in questo fenomeno alcunché di straordinario o di particolarmente significativo per il cammino spirituale di ognuno di noi.
Sicuramente questo mio pensiero sembrerà più vicino al panteismo e a molte filosofie di tipo orientale; molte discipline dell'estremo oriente infatti sono spesso vere e proprie "scuole di pensiero" che non scorgono in fenomeni quali la resurrezione nulla di venerabile o di utile ai fini escatologici; in esse fenomeni come la trasmigrazione, la metempsicosi e la reincarnazione portano ad individuare, in un individuo come Gesù, unicamente un'anima evolutissima, perfettamente consapevole delle Verità superiori, giunta sino a noi per aiutarci nel cammino di conoscenza.
Gesù era indubbiamente molto progredito ed aveva raggiunto uno stato avanzatissimo nel proprio percorso evolutivo; egli dimostrò nelle parole e nei fatti di essere altamente consapevole, e di Conoscere bene le potenzialità presenti nell'essere umano, potenzialità a cui Lui aveva indubbiamente pieno e libero accesso.

Quello che voglio dire è che non vedo quale beneficio possa scaturire dall'atto del prostrarsi ai piedi del Cristo perché Egli è miracolosamente risorto nella carne, o perché ha resuscitato Lazzaro o ancora perché ha camminato sulle acque; io non riesco a basare su questi fenomeni la mia fede o il mio credo, lo troverei assurdo ed incomprensibile, e forse addirittura offensivo nei suoi confronti.
Ci sono dei Guru che riescono a compiere imprese impensabili, molto simili a quelle compiute da Gesù; dovrei considerare anche loro come "divini, unigeniti Figli di Dio", prostrarmi ai loro piedi e fondare una religione per ognuno di essi?
Certamente no! Il mio interesse non procede in quella direzione...
Ringrazio certamente questi grandi "iniziati" per gli enormi sforzi che essi ininterrottamente compiono per il bene dell'intera umanità. I risultati a cui essi sono giunti sono senz'altro utili per palesare alla massa le possibilità, latenti in ogni essere umano, di poter trascendere i limiti del proprio corpo-mente, di invalidare i fuorvianti condizionamenti culturali e religiosi, di svincolarsi da convinzioni acquisite così distanti dall'autenticità, di enucleare la propria essenza più pura, ma non possono andare oltre: la Consapevolezza non è trasmissibile. Si può trasmettere un credo, una cultura, le personali o collettive convinzioni, non certo la Consapevolezza!

Spero vivamente di non essere frainteso per ciò che sto scrivendo e vorrei ricordare che ammiro ed amo infinitamente Gesù, per tutto ciò che Egli ha detto e fatto, per ciò che ha rivelato, per le sue Verità di Vita, per il suo inimitabile esempio, per la sua ferma ribellione al potere stantio, non per gli incomprensibili misteri con cui è stata sagacemente avvolta la sua figura.
Amo Gesù per le sue continue esortazioni (tuttora inascoltate) a condividere ogni bene terreno da buoni fratelli e a non accumulare inutilmente beni sulla terra, per i suoi inviti all'amore reciproco, per i suoi ammonimenti a non cadere in preda alle false illusioni e a cercare in se stessi consapevolmente la Verità e il Padre, non certo per gli strabilianti fenomeni narrati in alcune scritture.

Se amassi Gesù Cristo per i misteriosi fenomeni di cui sono piene diverse narrazioni e su di essi basassi la mia fede, (ad es. verginità, resurrezione, miracoli, annunci angelici, etc etc) mi sembrerebbe di essere come un Bukaua che adora il suo Totem o come un indigeno che adora il suo sciamano.
Ritengo molto più importante cercare di imitare il suo esempio, comprendere l'essenza della sua Parola e farne tesoro.
Moltissimi precetti del culto cristiano, per contro, sembrano invece essere orientati ancor'oggi verso un'insignificante ritualità, come se fossero rimasti ancorati al torpore spirituale dei tempi di Mosè, proprio quel torpore che Gesù con tanta tenacia cercò di rimuovere in ognuno dei suoi seguaci.
Molti credenti cristiani difatti rimangono arenati nell'azione cultuale e non procedono affatto verso un percorso di ricerca interiore che porta alla *conoscenza* (ma non per questo possono essere colpevolizzati). Essi vengono spesso "addestrati" a celebrare e basare la propria innata spiritualità imperniandola esclusivamente su cerimoniali e liturgie, si trovano così inconsapevolmente a seguire meccanicamente, e spesso per tutta la vita, un'insignificante sequenza di azioni prestabilite che nulla hanno a che vedere con l'essenza e gli obiettivi degli insegnamenti di Gesù.
Queste ritualità formano una sorta di vuoto nello Spirito e non aiutano a comprendere realmente il nucleo del messaggio cristiano.

Gesù disse: - Conoscerete la Verita' ed essa vi fara' liberi.

Gesù disse: - Colui che conosce tutto, ma ignora se stesso, è privo di ogni cosa.

Gesù disse: - Colui che cerca troverà, e a colui che bussa sarà aperto.

Gesù disse: - Molti si soffermano fuori della porta, ma soltanto i solitari entreranno.

Gesù disse: Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame.

Gesù disse: - I farisei e gli scribi hanno ricevuto le chiavi della conoscenza, ma essi le hanno nascoste: non hanno saputo entrare essi stessi, né hanno lasciato entrare quelli che lo desideravano. Ma voi siate astuti come i serpenti e puri come le colombe.

Gesù disse: Beati quelli che sono stati perseguitati nei cuori: sono loro quelli che sono arrivati a conoscere veramente il Padre...

Gesù disse: Se esprimerete quanto avete dentro di voi, quello che avete vi salverà. Se non lo avete dentro di voi, quello che non avete vi perderà
 

 

Sia chiaro a tutti che questo mio lavoro di ricerca storica non è teso ad infangare la virtuosa immagine di Jesus Christus, né a sminuirla, al contrario ciò che ho veramente a cuore è spogliare la Sua figura da alcune secolari ed inutili zavorre.

Questi "pesanti fardelli" che caratterizzano fortemente gran parte del credo cristiano, appesantiscono ed offuscano l'essenza dell'autentico proclama di Cristo offendendolo spesso grandemente.
Molti oscuri tratti, frutto di fantasiose elucubrazioni di astuti esegeti, avevano a mio avviso il chiaro intento di confondere il credente ed orientarlo, sin dalle origini, verso quella che considero una nefasta mediazione ecclesiastica che alla fine conduce ad un epilogo lacunoso ed incomprensibile.
Alcune interpretazioni hanno adulterato la Parola di Cristo al punto da rendere inintelligibile gran parte del suo meraviglioso annuncio ed hanno allontanato molti credenti da quel sentiero che Egli indicò e invitò a seguire.
Secondo me a differenza di allora, l'uomo di oggi, può però "districare la matassa", egli è in grado di liberarsi dall'ignoranza e dalle secolari superstizioni, che sempre hanno reso opaco ed enigmatico il vero *progetto* di Gesù Cristo; chi ama veramente Gesù ha il dovere di penetrare il reale senso di quel progetto per riscattarlo e ad aiutare finalmente l'umanità a metterlo in pratica.

Gesù non desidera essere adorato inconsapevolmente, non vuole essere creduto in funzione dei miracoli che ha compiuto, oppure a causa della sua natura divina esclusiva che lo situa come "unigenito Figlio di Dio", o ancora per la sua resurrezione fisica.
Egli ha effuso un appello nel quale invita tutti al rispetto e all'amore reciproco, ci ha ricordato che siamo transeunti, di passaggio, ha voluto renderci consapevoli che il Padre è in ognuno di noi e che noi tutti siamo nel Padre.
Il suo grido richiama con risolutezza ognuno di noi a ricercare Dio in se stessi, alla divinità che ci è propria; ci invita ad evolvere seguendo quel percorso che Lui stesso ci mostrò.
Il suo meraviglioso appello non richiede erudizione né lunghi studi, è stato infuso nei nostri cuori ed è straordinariamente semplice ed attuabile.
Proviamo con tutte le forze a comprendere il vero senso del suo annunzio e non continuiamo ad offenderlo dedicandoci solo a vuote ed insignificanti ritualità, apriamo i nostri cuori ed ascoltiamo il suo incessante grido.
Inumazione e resurrezione
Per quanto concerne l'inumazione di Gesù, nei documenti attualmente a disposizione sono riscontrabili molteplici incongruenze.
Purtroppo la Chiesa delle origini decise di incenerire tonnellate di documenti considerati da essa "eretici", con l'intento di eliminare ogni traccia delle accesissime e scomode controversie teologiche. Se ciò non fosse accaduto forse oggi avremmo potuto delineare un quadro più chiaro degli eventi, e del reale proclama di Cristo, ma la paura delle correnti gnostiche era grande, e i "Padri della Chiesa" preferirono far "tabula rasa" per eliminarne ogni traccia.

La Chiesa Cristiana ha sempre temuto grandemente la gnosi, sin dai primi secoli, e non abbandonò mai la presa contro chiunque fosse considerato nemico delle verità indiscusse da essa proclamate, accanendosi, a volte anche molto crudelmente, contro chiunque si opponesse ai suoi dogmi (se potessimo interrogare ad esempio Priscilliano e Asclepio il marcionita - fra i primi a pagare con la vita la propria eresia - e trarre preziose testimonianze dalla lunga schiera di esiliati, respinti, rinnegati, giustiziati, condannati, torturati o riammessi (per abiura o per capovolgimenti di potere) fra cui Ario, Ermogene, Nestorio, Cirillo d'Alessandria, Pràssea, Valentino, Gioviniano, Sabellio, Ipazia, Severo d'Antiochia, Aezio di Antiochia, Elipando di Toledo, Elvidio, Marcione, Montano, Mani, Pelagio, Novaziano, Donato, Maggiorino, Melezio, Epigone, Paolo di Samosata, Apollinare di Laodicea, Diodoro di Tarso, Teodoro di Mopsuestia, Memnone di Efeso, Eutiche di Costantinopoli, Atanasio, Marcello d'Ancira, Fotino di Sirmio, Eudossio d'Antiochia, Macedonio di Costantinopoli, Ulfila il goto, Origene, Clemente d'Alessandria, Decio, Valeriano, Aerio, monaco Enrico, Eunomio di Cizico, Arnaldo da Brescia, Gherardo Segarelli, Fra‘ Dolcino, Giulio Cesare Vanini, Giordano Bruno, Pietro Carnesecchi, Còla di Rienzo, Paolo Sarpi, Girolamo Savonarola, Giovanna d'Arco, Galileo Galilei, Ferrante Pallavicino, Gerardo da Borgo San Donnino, Michele Serveto, Giovanni Tommaso Campanella, Daniel Papebrochius, Pierre de Bruys, Enrico di Losanna, Clement Marot, John Oldcastle, Matteo Gribaldi Mofa, Giorgio Siculo, aderenti o seguaci di Catari, Albigesi, Ariani, Valdesi, Francescani dissidenti, hussiti, Templari e moltissimi altri, ci renderemmo conto della ferocia con cui la Chiesa si scagliò nel perseguitarli).
L'uomo secondo la Chiesa, non deve arrivare a conoscere direttamente Dio, altrimenti verrebbe meno il senso della mediazione ecclesiastica.
Eppure Gesù ci invitò con estrema chiarezza ad intraprendere la via gnostica!
(Vedi Vangelo di Tommaso Apostolo). La Chiesa non aveva alcun diritto di distruggere quegli importantissimi documenti! Ma non vorrei perdermi nel campo delle congetture; desidero invece proseguire con le osservazioni sulle incongruenze Evangeliche relative all'inumazione e alla resurrezione di Cristo.

Nella sua narrazione "Marco" cita di tre donne che si recano al sepolcro per andare ad imbalsamare il corpo con oli aromatici, nella domenica successiva al suo trapasso e già a tal proposito si può osservare che in "Marco" le donne si procurano i balsami il giorno successivo al sabato, mentre in "Luca" si parla di giorno precedente (cfr. Mc. 16,1 con Lc. 23,56).

"Matteo" -- che scrive vari decenni dopo "Marco", ricalcando le sue orme -- corregge la distrazione del confratello, il quale nel suo scritto non aveva considerato un particolare assolutamente non trascurabile: un periodo di tre giorni fra il trapasso e l'imbalsamazione erano sicuramente eccessivi, poiché con la temperatura tipica di quei luoghi, il processo di decomposizione sarebbe già iniziato.
"Matteo" nella sua successiva narrazione, decide allora di far inumare ben prima il corpo da Giuseppe di Arimatea (anche Giovanni opta per questa scelta, ma vi aggrega anche Nicodemo) e manda le donne — che secondo lui sono due e non tre — la domenica, a fare una semplice visita al sepolcro (Mt. 28,1).

Nella racconto di "Marco" le tre donne disubbidiscono al "giovane con veste bianca" che trovano seduto accanto all'uscita del sepolcro. Questi gli ordina di annunciare l'evento della resurrezione ma esse, per paura, disattendono questa disposizione e rimangono in silenzio (Mc. 16, 7-8).

Nella novella di "Matteo" invece le due donne corrono con gioia a dare l'annunzio ai discepoli (Mt. 28,8).

Nella descrizione offerta da "Luca" le tre donne — in questo caso sono tre ma con nomi differenti da quelli che fornisce "Marco"— annunziano tutto agli Undici e a tutti gli altri (Lc. 24,9).

Nell'ultimo Vangelo in ordine cronologico, si reca al sepolcro una sola donna, la quale accortasi della pietra ribaltata corre a rivelarlo, ma solamente a Pietro e Giovanni.

Un altro particolare bizzarro è poi quello dell'incontro con gli esseri angelici.
Per "Marco" l'angelo è "nel" sepolcro; per "Matteo" si trova "davanti", seduto sulla pietra; in "Luca" inizialmente non c'è, ma poco dopo ne appaiono due; secondo "Giovanni" sono sempre due come in "Luca", ma stanno già sul posto in attesa della donna.

A questo punto a chi dobbiamo credere? E a cosa?
Da chi è stato inumato il corpo di Cristo? E quando?
Quante erano le donne e quanti gli angeli?
Cos'è vero e cos'è inventato?
 

 

Quando risorse Gesù? A chi apparve? Dove?
Anche su questo punto le contraddizioni sono notevolissime.
Uno o due angeli (dipende dalla narrazione), annunciò a diverse persone (anche questo cambia in relazione alla narrazione che scegliamo di leggere), che Gesù era risorto nella carne. Un gran numero di documenti della proto-letteratura cristiana non contemplano affatto questo evento.
Cosa succede se prendiamo per buone le testimonianze offerte dai canonici?.
Dobbiamo ricordare che secondo una antica legge ebraica per poter considerare un evento autentico occorreva la testimonianza di almeno due o tre persone (vedi V Libro di Mosè Deut. 19, 15; Giov. 8, 17; 2Cor. 13, 1; 1Tim. 5, 19). Gli Evangelisti recenziori decisero allora di trovare, per convalidare la testimonianza, il maggior numero di testimoni possibile. Spaziando fra i documenti e citando solo i personaggi maggiormente conosciuti, noteremo allora che secondo alcuni Gesù apparve per primo a Maria Maddalena, per altri a Giacomo, per certuni a Nicodemo e a detta di certaltri a Sua Madre.
Ma cosa riferiscono a tal proposito i cosiddetti canonici?
Pur prendendo sul serio l'epilogo (chiaramente non autentico) di "Marco" e la narrazione dell'ultra-centenario "Giovanni" Apostolo saremmo portati a credere che Gesù apparve a Maria di Magdala (Mc. 16,9 e Giov. 20,11), ma invece "Matteo" parla di "due Marie" (Mt. 28, 9) e "Luca" di due discepoli sulla via di Emmaus (Lc. 24,13). E ancora, perché "Matteo" e "Marco" individuano nella Galilea il luogo di apparizione del Gesù redivivo e "Luca" invece vicino a Gerusalemme? (Mc.16,7 e 14,28; Mt.28,16 e Lc.24,13; nonché Atti 1,3).
 

 
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