Gesù Cristo
Personalmente sin dall'adolescenza,
dai tempi cioè in cui frequentavo oratori e gruppi scout, sentii
crescere fortemente nel mio cuore il desiderio di trascendere gli oscuri
ed enigmatici insegnamenti che venivano offerti dalla vicina parrocchia,
nacque così in me quel qualcosa che poi divenne uno degli scopi
principali della mia vita: riscoprire il senso della nostra esistenza ed
il reale messaggio del Cristo enucleandone l'autentica essenza.
Oggi conscio della limitatezza degli insegnamenti cattolici, e
dell'adulterazione che rende inattendibili la maggior parte di quelle
scritture che giungono fin sopra le nostre scrivanie, mi scopro sempre
più spesso attivo nell'esercizio della pratica meditativa.
Ritengo la meditazione, se effettuata in maniera irreprensibile e
perfezionata fino al massimo dei livelli, in grado di proferire
un'elevata conoscenza di tutte le cose, ivi compresa la corretta
interpretazione delle sacre scritture.
La naturalissima pratica meditativa, purtroppo non molto consueta nella
nostra cultura delle falsità, mi aiuta non poco nella ricerca delle
Verità più sincere, essa mi offre percezioni veritiere e profonde che
quasi sempre vanno a suffragare le conclusioni che invece emergono dai
miei lunghi studi nel settore.
Purtroppo quasi tutti sin da bambini, veniamo condizionati molto
profondamente da una cultura deviante, impariamo così, durante il corso
della nostra esistenza, a mentire sistematicamente a noi stessi e quasi
sempre in modo estremamente arguto.
In questo modo subentra gradualmente in noi, senza che ne siamo troppo
coscienti, un sottile autoinganno e si innesca un circolo vizioso, fatto
di false convinzioni, che ci trascina inevitabilmente nel suo mondo
illusorio.
Arriviamo così ad avere un pensiero inautentico che ci costringe a
vedere la realtà da dietro un velo; di conseguenza assumiamo
comportamenti ipocriti e ci ritroviamo, inconsapevolmente, ad indossare
quella brutta maschera che copre il nostro vero volto, e che ci nasconde
persino a noi stessi.
È veramente esaltante invece, scoprire come la sublime pratica della
meditazione, riesca a profondere in noi quelle pure intuizioni che si
rivelano frequentemente vere e proprie rivelazioni, e che oserei dire,
aprono spesso la strada verso alcune profondissime Verità.
Questo è il motivo per cui spesso e volentieri mi abbandono con gioia, a
quella pura ed inconfondibile "voce del cuore" che Cristo stesso ci
raccomandò più volte di ascoltare.
Ritengo giusto ricordare che una buona pratica meditativa può indurre un
cambiamento radicale nel meccanismo della percezione, portando con sé
quella gioia che deriva dall'essersi liberati dal pensiero illusorio ed
ossessivo che sovente ci spinge a procedere controcorrente.
La meditazione può aprirci finalmente la strada, e guidare chiunque lo
voglia, verso una nuovo e corretto atteggiamento, fino a vedere la
realtà così come essa è realmente.
L'uomo di oggi del resto tende a porsi domande sempre più profonde e
complesse e nessuno puo' più ignorare il gran numero di persone che
tendono ad allontanarsi dai precetti cattolici, adducendo di non trovare
in essi alcun riscontro alle domande, sempre più esigenti, riguardanti
la realta' ultima dell'essere e lo scopo dell'esistenza umana.
Una delle cose che non mi sono mai
sentito di condividere delle varie Chiese sparse nel mondo è stata la
loro pretesa di assolutezza:
Isaia (44, 6) ammonisce Israele: «Non c'è altro Dio all'infuori di Me»,
nel Nuovo Testamento ci sentiamo imporre (Phil. 2, 11): «Ogni lingua
affermi apertamente che Gesù Cristo è il Signore» ed il Corano arriva
addirittura a minacciarci: «Se qualcuno cerca una religione diversa
dall'Islam... nell'aldilà sarà dei dannati» e così via.
Come muoversi allora, e come nutrire saggiamente la propria
spiritualità, nel mare di affermazioni antitetiche che ci vengono
somministrate da queste assolutistiche religioni?
Negli ultimi anni, ho dedicato moltissimo del mio tempo libero allo
studio dei documenti relativi al buddhismo e al cristianesimo, siano
essi riconosciuti dalla Chiesa cattolica o considerati apocrifi.
Cos'è emerso?
Cercherò di compiere un'ardua impresa: realizzare un "condensato ridotto
di una sintesi abbreviata del riassunto" di ciò che altrimenti non mi
sarebbe proprio possibile esporre. In questo modo rimango in sintonia
con quanto riportato nel Vangelo attribuito a Giovanni quando dice: «Vi
sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte
una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i
libri che si dovrebbero scrivere» (Giov. 21, 25).
Ma veniamo a noi. Per quanto riguarda i Vangeli osserviamo che non è
possibile determinare con precisione le date della loro nascita, ho
comunque notato che gli storici più qualificati collocano la prima
stesura del Vangelo gnostico di Tommaso Apostolo(che la Chiesa
Istituzionalizzata si ostina a disconoscere, ma che probabilmente è
l'unico esempio di scritto riconducibile realmente ad un Apostolo di
Gesù) e gli scritti di Paolo intorno all'anno 50, 'Marco' nel 70,
'Matteo' e 'Luca' alla fine degli anni 90 e 'Giovanni' invece non prima
dell'anno 100.
Ora, se è vero che Gesù morì intorno all'anno 30 (e sappiamo che non vi
è nessuna prova certa che dimostri questo, né tantomeno la Sua
crocifissione), sorge spontaneo domandarsi: Perché si aspettò tutto quel
tempo prima di trascrivere le parole annunciate dal Cristo? ed anche:
Perché Cristo stesso o i suoi apostoli non scrissero nulla se era loro
intenzione tramandare ai posteri la Parola di Verità?
Tentiamo un'analisi.
I maggiori esperti del settore sono concordi nell'affermare che nessuno
osò scrivere nulla poiché nel messaggio del Cristo era chiara la
profezia dell'imminente Fine dei Tempi.
Difatti gli Apostoli e la comunità cristiana primitiva si attendevano
(probabilmente anche a causa della prima di una lunga serie di errate
interpretazioni del messaggio di Gesù) la fine dei giorni da un momento
all'altro, e forse proprio per questo motivo non sentirono il bisogno di
trascrivere le Parole pronunciate da Gesù per le generazioni a venire.
D'altro canto chi è realmente convinto dell'imminente "Fine del Mondo"
non si prodiga certo nell'arte di scrivere testi.
Riporto come avallo alle suddette considerazioni alcune autorevoli
affermazioni di studiosi e teologi del settore.
Il teologo Bultmann sostiene: «Non è necessario spendere molte parole
per affermare che Gesù s'ingannò sulla prossima fine del mondo», tale
affermazione appare secondo me logica e comprensibile, soprattutto se
analizziamo, ad esempio, i passi di Marco (Mc. 9,1; 1,15; 13,30), Matteo
(Mt. 4,7; 10,7; 10,23; 16,28) e Luca (Lc. 11,51), senza la necessaria
nonché doverosa decodificazione gnostica dell'insegnamento di Cristo.
Anche il teologo Heiler dichiara: «Oggi nessuno studioso serio e
intellettualmente onesto può porre in discussione la chiara convinzione
dei suoi seguaci intorno all'imminente venuta del Giudizio e della Fine
dei Tempi» che concorda con quanto asserito dall'Arcivescovo Conrad
Gröber: «...l'intera cristianità primitiva rimase delusa perché
considerava imminente il ritorno del Signore, come attestano non solo
singoli passi delle Epistole di S. Paolo, dei Santi Pietro e Giacomo e
dell'Apocalisse, ma anche la produzione letteraria dei Padri apostolici
e la vita della primitiva collettività cristiana» e con quanto ammesso
dal teologo Harnack: «...la loro aspettativa è stata delusa: bisogna
ammetterlo senza remore» ed infine con l'asserzione di H. J. Schoeps: «I
discepoli di Gesù si attendevano certamente che con la sua morte avrebbe
coinciso la concreta fine dei tempi. Il fatto che ciò non si sia
verificato reca in sé la radicale delusione del movimento messianico che
si richiamava a Gesù, ma certo non la fine della disperazione, della
rassegnazione o del ridicolo».
Questo deve essere stato dunque il motivo per cui, con tutta
probabilità, non fu scritta nemmeno una riga finché Gesù abitò il corpo
fisico e per le due intere generazioni successive.
Ma allora chi ha scritto i Vangeli che conosciamo?
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